Corruzione e ‘ndrangheta, nuove accuse per Petrini. Nei guai altri due avvocati

Di Gabriella Passariello- Nuovi passi in avanti nell’inchiesta Genesi su un giro di corruzione all’interno della Corte di appello di Catanzaro e della Commissione Tributaria, con la complicità dell’ex presidente Marco Petrini, di avvocati e professionisti. Spuntano i nomi anche dei legali Luigi Gullo e dell’imputato Francesco Patitucci, mentre si ampliano le ipotesi di accusa per Petrini e il sindaco di Rende l’ avvocato Marcello Manna. Tutti indagati per corruzione in atti giudiziari aggravati dalla mafiosità. Secondo la Dda di Salerno Petrini, in qualità di presidente della Corte di assise e appello  chiamata a giudicare in secondo grado l’imputato Francesco Patitucci alla pena di 30 anni di reclusione per omicidio, dapprima avrebbe accettato la promessa del pagamento di somme di denaro a titolo corruttivo dagli avvocati Marcello Manna e Luigi Gullo, difensori dell’imputato e successivamente avrebbe ricevuto dagli stessi legali una somma di denaro in cambio dell’assoluzione di Patitucci nel giudizio di appello.

La mazzetta da oltre 10mila euro”

La mazzetta da oltre 10mila euro”

In particolare il 30 maggio dell’anno scorso, nell’ufficio della Commissione tributaria provinciale, a margine di un colloquio avvenuto all’interno dell’ufficio giudiziario, il magistrato avrebbe ricevuto dall’avvocato Manna 2.500 euro a titolo di acconto per il patto corruttivo, nel mese di ottobre dello stesso anno dall’avvocato Gullo d’intesa con Manna avrebbe ricevuto una busta con ben 5mila euro come ulteriore acconto e ancora il 4 dicembre 2019, poco dopo la pronuncia della sentenza di assoluzione di Patitucci, Petrini avrebbe percepito nella cancelleria della Corte di assise e di appello, dalle mani dell’avvocato Gullo, sempre d’accordo con Manna un’ulteriore mazzetta di 5mila euro in contanti a saldo dell’accordo corruttivo. Il tutto, secondo la Dda di Salerno per compiere un atto contrario ai doveri di ufficio, consistito nell’adozione da parte della Corte di assise di appello di Catanzaro della sentenza di assoluzione, sempre in data 4 dicembre 2019, di Francesco Patitucci, in relazione all’omicidio di Luca Bruni, avvenuto a Castrolibero nel gennaio 2012, per il quale in primo grado era stato condannato a 30 anni, “con il concorso dello stesso Patitucci e di altre persone a questo ultimo collegate che avevano procurato all’avvocato Manna la provvista per il pagamento dell’illecito corrispettivo al presidente del collegio giudicante Petrini”. Con l’aggravante di aver agito per agevolare la cosca di ‘ndrangheta denominata “Lanzino-Patitucci”, attiva nel territorio di Cosenza e nei comuni limitrofi.

“Violati i doveri di ufficio”

L’ex magistrato quale presidente e relatore del collegio della Corte di appello, sezione misure di prevenzione, per compiere un atto contrario ai doveri di ufficio, consistito nell’annullamento de decreto di sequestro emesso dal Tribunale di Cosenza il 22 ottobre 2018 con conseguente revoca della confisca disposta in danno dell’imprenditore Antonio Ioele e di terzi interessati, avrebbe accettato la promessa della consegna di 2500 euro in contanti da parte di Manna, difensore dell’imprenditore, in caso di decisione favorevole. Poi avrebbe intascato la somma garantita una volta che Manna, definito dalla Dda di Salerno il corruttore, ha ottenuto l’adozione del decreto del 20 febbraio 2019, nella Camera di consiglio della Corte di appello di Catanzaro. Il sostituto procuratore della Repubblica Francesca Fittipaldi, il procuratore aggiunto Luca Masini sotto il coordinamento del procuratore capo della Dda di Salerno Giuseppe Borrelli, per questi fatti hanno richiesto l’ incidente probatorio, che cristallizza le prove in un futuro dibattimento, individuando come persona offesa il ministero della Giustizia rappresentato dall’ Avvocatura distrettuale dello Stato.

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