di Gabriella Passariello
In soli quattro mesi la Procura di Catanzaro ha chiuso il cerchio su quattro indagati coinvolti nell’inchiesta “E’ dovere”. Sotto accusa anche una persona giuridica
In soli quattro mesi la Procura di Catanzaro ha chiuso il cerchio su quattro indagati coinvolti nell’inchiesta “E’ dovere”. Sotto accusa anche una persona giuridica
Soffiate su bandi in via di pubblicazione, ma anche avvisi confezionati su misura per assicurare agli eletti il punteggio più elevato nella percezione di fondi pubblici, ricevendo in cambio soggiorni gratuiti in villaggi turistici con pranzi inclusi e qualche incarico professionale. Con le accuse a vario titolo di corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, i sostituti procuratori della Repubblica di Catanzaro Giulia Tramonti e Graziella Viscomi, in soli quattro mesi hanno chiuso il cerchio a carico di quattro indagati, coinvolti nell’inchiesta “E’ dovere”, scattata il 9 ottobre scorso e che ha portato le Fiamme Gialle all’esecuzione di due misure cautelari agli arresti domiciliari. Si tratta di Maria Gabriella Rizzo, 57 anni, di Catanzaro, ex responsabile anticorruzione della Regione Calabria, l’imprenditrice Laura Miceli, 68 anni, di Spilinga (Vv), Antonio Tolomeo, 40 anni, di Catanzaro, componente la commissione incaricata alla vigilanza in relazione al “Finanziamento di Piani di investimenti produttivi” e Deborah Valente, 50 anni, cosentina di nascita, ma residente a Tropea (VV). Sotto inchiesta anche la Baia d’Ercole con sede a Ricadi, di proprietà di Laura Miceli.
Le ipotesi di accusa. Per favorire l’imprenditrice, Rizzo in qualità di dirigente del settore dipartimento “Turismo, Beni culturali, Istruzione e Cultura, settore industria alberghiera” e Tolomeo dirigente di settore avrebbero compiuto, in più di un’occasione, atti contrari alla funzione pubblica rivestita. In particolare, entrambi, nll’avviso pubblico della Regione relativo al“ Miglioramento e ampliamento delle strutture ricettive esistenti”, avrebbero adottato provvedimenti tesi alla liquidazione del Sal finale (Stato avanzamento lavori) in favore della Baia d’Ercole per un importo di 124.309,81 euro, mentre in relazione ad un altro bando, quello relativo a “Macchinari e Impianti”, Rizzo e Tolomeo avrebbero assicurato a Laura Miceli una costante consulenza finalizzata ad “istruire” l’imprenditrice sul contenuto della domanda di partecipazione e sulle modalità d’accesso. L’ex responsabile dell’anticorruzione, inoltre, avrebbe offerto una costante assistenza personale e privata tanto alla Miceli quanto ai suoi familiari, titolari di imprese operanti nel settore turistico, per garantire loro i fondi connessi ad avvisi pubblici, impegnandosi, inoltre, a confezionare bandi “su misura”. Per favori ricevuti dalla dirigente regionale, l’imprenditrice si sarebbe sdebitata garantendole soggiorni gratuiti in villaggi turistici o in hotel di sua proprietà dei suoi parenti, villaggi situati nel territorio Vibonese o a Firenze, con tanto di pranzi gratuiti e numerose regalie, comprese le casse di vino. A Tolomeo sarebbe stato offerto, secondo le ipotesi di accusa, un incarico professionale quale procuratore della Valentour srl di Deborah Valente, affittuaria di un ramo di azienda, gestore di mero fatto della ditta Baia d’Ercole e professionista incaricato della progettazione. Tolomeo, Miceli e Valente rispondono anche di falso ideologico in concorso. Secondo le ipotesi di accusa, Tolomeo e Valente pur sapendo che l’imprenditrice aveva già usufruito di benefici in regime di de minimis, avrebbero sbarrato nella domanda di concorso la casella relativa alla mancata fruizione dei benefici, consentendo a Miceli i finanziamenti relativi al bando “macchinari e impianti”. Gli indagati, assistiti dagli avvocati Salvatore Staiano, Francesco De Luca, Luigi Sciumbata, Alessio Colistra e Anna Maria Grazia Sodano, avranno 20 giorni di tempo per chiedere di essere interrogati dai magistrati titolari del fascicolo, depositare memorie e compiere ogni atto utile per l’esercizio del diritto di difesa prima che la Procura proceda con una richiesta di rinvio a giudizio.