di Mimmo Famularo – Corruzione in atti giudiziari aggravata dalle modalità mafiose. E’ l’accusa contestata dalla Procura di Salerno al giudice Marco Petrini, ex presidente di sezione della Corte d’appello di Catanzaro, e all’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia, Giancarlo Pittelli. A entrambi è stato notificato nelle scorse ore un avvio di conclusione delle indagini preliminari con contestuale invito a presentarsi per rendere interrogatorio e avviso di garanzia.
L’ipotesi accusatoria
L’ipotesi accusatoria
Secondo quanto si legge tra le carte del provvedimento, firmato dal procuratore aggiunto Luigi Alberto Cannavale e dal sostituto procuratore Francesca Fittipaldi con la supervisione del procuratore capo di Salerno Giuseppe Borrelli, l’avvocato Pittelli “nel quadro di un più ampio impegno allo sfruttamento delle proprie relazioni istituzionali per la risoluzione delle vicende giudiziarie coinvolgenti l’imprenditore Rocco Delfino e le società a questo riconducibili” avrebbe promesso al presidente della Corte d’Appello, sezione misure prevenzione, Marco Petrini, “una somma di denaro non precisata quale corrispettivo della revoca del provvedimento di confisca dei beni di Rocco Delfino, imprenditore legato alla cosca Molè-Piromalli”. Soldi che – secondo l’accusa – dovevano essere corrisposti all’esito della pronuncia ma che – in realtà – non furono mai consegnati per via dell’arresto – sostengono i magistrati salernitani nel capo di imputazione – dello stesso Pittelli nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro passata alla storia con il nome in codice di “Rinascita Scott” il cui maxi blitz è scattato il 19 dicembre del 2019, ovvero il giorno successivo all’ultima udienza di trattazione del procedimento penale nel quale doveva essere decisa la questione sulla confisca dei beni di Delfino.
Venti giorni di tempo per difendersi
In particolare, l’ex magistrato Marco Petrini avrebbe omesso “di dichiarare inammissibile l’istanza di revocazione – erroneamente proposta dalla Corte d’Appello di Catanzaro piuttosto che a quella di Reggio Calabria – benché Pittelli vi avesse rinunciato fin dal 13 luglio 2018 ritenendo che il successivo svolgimento processuale fino all’udienza di trattazione del 18 dicembre 2019 avesse assorbito la rinunzia”. La Procura di Salerno contesta ai due indagati anche l’aggravante di avere agito per agevolare la cosca di ‘ndrangheta dei “Molè-Piromalli”. Ora avranno venti giorni di tempo per chiedere di essere sentiti, rilasciare dichiarazioni spontanee, compiere ogni altro atto utile per l’esercizio di difesa prima che la Procura di Salerno proceda con l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.