Corruzione, interdizione a professionista catanzarese e società

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I militari della Guardia di finanza di Catanzaro hanno eseguito, su delega della procura della Repubblica, due misure interdittive nei confronti di un ingegnere, consulente esterno della Regione Calabria e deputato al controllo dei finanziamenti per il settore turistico, e di una società in nome collettivo proprietaria di un villaggio turistico di Ricadi.

Il provvedimento e’ stato emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catanzaro, Paolo Mariotti, su richiesta della procura della Repubblica di Catanzaro, con i sostituti procuratori Graziella Viscomi e Giulia Tramonti, coordinati dal procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e dal procuratore della repubblica Nicola Gratteri.

Il provvedimento e’ stato emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catanzaro, Paolo Mariotti, su richiesta della procura della Repubblica di Catanzaro, con i sostituti procuratori Graziella Viscomi e Giulia Tramonti, coordinati dal procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e dal procuratore della repubblica Nicola Gratteri.

I provvedimenti seguono l’operazione denominata “E’ dovere”, portata a termine lo scorso mese di ottobre con gli arresti domiciliari nei confronti dell’ex dirigente regionale Maria Gabriella Rizzo e di Laura Miceli, legale rappresentante della “Baia d’Ercole”, entrambe indagate per corruzione.

Il provvedimento di oggi – come riporta l’agenzia Agi, e’ stato notificato ad A. T., professionista 40enne di Catanzaro, e alla società in nome collettivo “Baia d’Ercole”, coinvolti nell’indagine. Il professionista e’ stato sospeso dagli uffici o servizi pubblici per la durata di sei mesi, mentre la società, quale ente giuridico coinvolto nel reato di corruzione, e’ stata sottoposta al divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per dieci mesi.

Le attività investigative avrebbero consentito di riscontrare il suo concorso, insieme alla Rizzo, nel comunicare a Laura Miceli informazioni su bandi non ancora pubblicati per il finanziamento del settore turistico calabrese, prestandosi, inoltre, a fornire a quest’ultima e alla società indebite attività di consulenza ai fini della presentazione delle domande di finanziamento.

Grazie a questi “favori”, Miceli e la società avevano tra l’altro potuto eludere il divieto di partecipazione a un finanziamento pubblico erogato dalla Regione Calabria, altrimenti precluso in quanto la società aveva già usufruito di un contributo per il “miglioramento ed ampliamento delle strutture ricettive esistenti”.

Le indagini avrebbero anche evidenziato che Rizzo sarebbe stata ospite delle strutture ricettive, ricevendo inoltre indebite donazioni di vino e offerte di pranzi a spese dell’imprenditrice vibonese.

Nei giorni scorsi, tutti gli indagati hanno anche ricevuto il provvedimento di conclusione delle indagini preliminari.

Redazione Calabria 7

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