di Gabriella Passariello- Si è aggravata la posizione di Maurizio Caligiuri, indagato per false dichiarazioni destinate all’autorità giudiziaria, procurata inosservanza di pena e truffa aggravata ai danni dello Stato, destinatario di una misura cautelare agli arresti domiciliari, poi confermata anche dal Tribunale del Riesame e di un sequestro di 130mila euro. Il gip Paola Ciriaco ha accolto la richiesta della Procura, disponendo l’interdizione dell’associazione di volontariato Arte di Parte”, che dal 2006 opera nel territorio di Santa Maria “soprattutto con la comunità rom” e di cui è presidente lo stesso Caligiuri, consistente nell’esclusione dell’associazione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e l’eventuale revoca di quelli già concessi. Una misura interdittiva adottata dopo che l’indagato è stato interrogato per più di un’ora dal giudice per le indagini preliminari e nel corso del quale Caligiuri si è difeso dichiarandosi innocente, sostenendo di aver svolto correttamente il suo lavoro e di non aver commesso alcuna truffa.
La truffa sul bando e il progetto mai realizzato
La truffa sul bando e il progetto mai realizzato
Ma le carte dell’inchiesta che hanno portato all’arresto e all’interdizione parlano di una truffa dell’associazione con la partecipazione al bando per i “Giovani per il sociale” erogato dalla presidenza del Consiglio dei ministri. Un cofinanziamento di circa 130mila euro per avviare il progetto “Rete Territoriale Scholè”, destinato alla realizzazione di opportunità scolastiche di inclusione sociale di giovani della comunità rom catanzarese attraverso una rete operativa tra Enti pubblici e organizzatori privati impegnati nel sociale sul territorio. Fondi erogati in tre tranche, ma il progetto non sarebbe mai stato eseguito e tutte le associazioni inserite insieme alla capofila “Arte in Parte”, pur riconoscendo la propria sottoscrizione in calce ai verbali di richiesta di finanziamento, non avrebbero mai partecipato al progetto. Il presidente della pseudo associazione di volontariato “Rom per l’integrazione” ha dichiarato che nel 2015 è stato inserito in un programma di cui non conosce nulla, men che meno le attività che avrebbe dovuto svolgere. Fidandosi di Caligiuri avrebbe sottoscritto dei documenti, secondo le ipotesi accusatorie, evidentemente finalizzati alla costituzione dell’associazione, senza leggerne il contenuto e ricevendo come compenso la somma di 50 euro. Gli investigatori scoprono, si legge nel provvedimento del gip, all’interno di una relazione inviata da Caligiuri al dipartimento Politiche giovanili, i nomi degli associati esterni: Istituto comprensivo Casalinuovo di Catanzaro, il Comune di Catanzaro, l’Istituto penale per i minorenni, la Casa circondariale di Siano, i cui referenti ascoltati a sommarie informazioni, però, hanno negato di conoscere il progetto, eccezion fatta per la Casa circondariale di Siano, destinataria di 600 ore di scolarizzazione a favore di 19 detenuti, corsi in questo caso avviati, ma con scarsi risultati, a causa del personale non qualificato. Per il gip sono indebite le erogazioni economiche elargite ad “Arte di Parte”, in base a sottoscrizioni di rappresentanti di enti inconsapevolmente coinvolti.
Il trucco di Caligiuri per percepire i finanziamenti
In base alle indagini sono risultate non conformi al vero le attestazioni relative alle spese sostenute dall’associazione, smentite da persone che avrebbero dovuto prestare alcuni servizi: ad esempio chi avrebbe dovuto organizzare conferenze stampa nega di aver sottoscritto le ricevute e di aver percepito i relativi compensi concordati, chi avrebbe dovuto provvedere alla pulizia di una scuola in località Corvo sostiene di non aver ricevuto il compenso di 9mila euro indicato in fattura. “Alla luce delle risultanze investigative non v’è dubbio sulla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza a carico di Maurizio Caligiuri che ha simulato la realizzazione del progetto Territoriale Scholè per percepire un ingente finanziamento, attestando falsamente la concreta realizzazione del progetto in realtà mai portato a compimento con il coinvolgimento fittizio di altri enti ed istituzioni”. Un paio di esempi fra tutti: i docenti dell’Istituto comprensivo Casalinuovo di via Stretto antico, ascoltati dai carabinieri, non hanno memoria dell’offerta formativa di 1.200 ore di studio a favore di trenta studenti, così nel plesso Corvo un docente nega di aver avuto conoscenza di un corso della durata di 600 ore tenutasi a favore di 20 adulti nella sua scuola.