Corte dei Conti, soddisfatto Oliverio. Voto Regione? Sarà data prevista da Legge” (SERVIZIO TV)

“Mancanza di un adeguato monitoraggio sull’attuazione delle disposizioni in materia di personale” della Regione. Lo ha evidenziato la Corte dei Conti in sede di parificazione del Rendiconto 2018 della Regione. Nella relazione della sezione di controllo della magistratura contabile si rileva che “per quanto attiene alla spesa del personale, la vera consistenza di questa voce di costo non è da ricondurre direttamente alla dotazione organica della Regione quanto ai ‘costi indiretti’ del personale degli enti sub-regionali. Infatti a fine 2018 l’organico dei dipendenti regionali è pari a 3.214 unità per una spesa complessiva di 117,4 milioni, i costi del personale della galassia degli enti partecipati e strumentali è stato invece di 287,1 milioni. E’ da evidenziare l’enorme peso, su tale voce di costo, che ha il cosiddetto bacino del personale forestale: in base alle risultanze dell’istruttoria specificamente condotta dalla Sezione, è emerso che l’ente strumentale ‘Calabria Verde’ nell’anno 2018 ha nel complesso 4.476 dipendenti, quasi tutti a tempo indeterminato, per una spesa totale di euro 138.265.930,48. Il ‘Parco regionale naturale delle Serre’ – prosegue la Corte dei Conti – impiega invece 39 operai forestali a tempo indeterminato, per una spesa annua pari a euro 1.067.975,22. Ci sono, inoltre, 11 Consorzi di bonifica che, nell’anno 2018, assorbono nelle dotazioni organiche complessivamente 2.261 unità per un costo totale tra impiegati ed operai forestali pari a euro 73.516.636,49″.

Dall’istruttoria svolta con riferimento al lavoro flessibile del Consiglio regionale – si legge nella relazione del procuratore contabile – “emerge il mancato rispetto del vincolo di spesa di cui all’articolo 9, comma 28 del decreto legge 78/2010 nel limite del 50% della spesa sostenuta nel 2009; infatti la spesa nel 2018 ammonta ad euro 4.652.980,96 a fronte di una importo nell’anno 2009 di euro 8.278.517,02, con uno sforamento di euro 513.722,15. Lo sforamento complessivo, nell’intero comparto Regione, si riduce però (a euro 251.560,14) ove si prenda in considerazione la certificazione relativa al lavoro flessibile della Giunta. In sede di deduzioni alla bozza di relazione per il giudizio di parifica 2017,la Regione aveva annunciato la presentazione di un progetto di legge contenente misure di riduzione della spesa relativa al lavoro flessibile che si sarebbero aggiunte a quelle previste dalla legge 54 del 2017, tuttavia le economie che ne dovrebbero derivare non sono certificate né quantificate”. La Corte dei Conti inoltre ricorda che “la legge 39/2018 prevede la riduzione con effetto retroattivo del 9% delle indennità del capo di gabinetto del presidente della Giunta e del presidente del Consiglio, del portavoce e dei componenti dell’ufficio del portavoce. Alle perplessità manifestate nella bozza di relazione sull’effettiva concretizzazione dei risparmi di spesa il competente dipartimento ha spiegato che la norma, che ha come destinatari soggetti i titolari di determinate cariche ‘estranei alla pubblica amministrazione’ non trova nella fattispecie concreta applicazione poiché il capo gabinetto del presidente della Giunta e il portavoce non sono ‘estranei’. Nulla viene detto – riferisce la magistratura contabile – per il capo gabinetto del presidente del Consiglio; è comunque evidente che le misure introdotte non sono idonee a superare i rilievi mossi dalla azione”. Anche il procuratore della Corte dei Conti sottolinea, poi, “la notevole incidenza percentuale dei costi del personale delle società partecipate e degli enti strumentali rispetto a quello della Giunta e del Consiglio”, rimarcando la “mancata applicazione, già rilevata dalla sezione nei precedenti esercizi, della riduzione di spesa prevista dalla legge regionale 3/2015”. Questa legge – ricorda la Corte dei Conti – è stata poi ulteriormente modificata dalla legge 30 del 25 giugno 2019 che, eliminando il riferimento agli “emolumenti”, peraltro ai componenti “anche di vertice”, adesso – spiega la magistratura contabile – “limita l’applicazione della norma di contenimento della spesa soltanto ai ‘gettoni di presenza’, consentendo di ripristinare gli emolumenti in misura piena, con l’effetto di comportare un aumento della spesa riferita alla finanza regionale allargata”: questa modifica normativa è stata impugnata davanti la Corte costituzionale dal governo nazionale, con la costituzione in giudizio della Regione.

Dall’istruttoria svolta con riferimento al lavoro flessibile del Consiglio regionale – si legge nella relazione del procuratore contabile – “emerge il mancato rispetto del vincolo di spesa di cui all’articolo 9, comma 28 del decreto legge 78/2010 nel limite del 50% della spesa sostenuta nel 2009; infatti la spesa nel 2018 ammonta ad euro 4.652.980,96 a fronte di una importo nell’anno 2009 di euro 8.278.517,02, con uno sforamento di euro 513.722,15. Lo sforamento complessivo, nell’intero comparto Regione, si riduce però (a euro 251.560,14) ove si prenda in considerazione la certificazione relativa al lavoro flessibile della Giunta. In sede di deduzioni alla bozza di relazione per il giudizio di parifica 2017,la Regione aveva annunciato la presentazione di un progetto di legge contenente misure di riduzione della spesa relativa al lavoro flessibile che si sarebbero aggiunte a quelle previste dalla legge 54 del 2017, tuttavia le economie che ne dovrebbero derivare non sono certificate né quantificate”. La Corte dei Conti inoltre ricorda che “la legge 39/2018 prevede la riduzione con effetto retroattivo del 9% delle indennità del capo di gabinetto del presidente della Giunta e del presidente del Consiglio, del portavoce e dei componenti dell’ufficio del portavoce. Alle perplessità manifestate nella bozza di relazione sull’effettiva concretizzazione dei risparmi di spesa il competente dipartimento ha spiegato che la norma, che ha come destinatari soggetti i titolari di determinate cariche ‘estranei alla pubblica amministrazione’ non trova nella fattispecie concreta applicazione poiché il capo gabinetto del presidente della Giunta e il portavoce non sono ‘estranei’. Nulla viene detto – riferisce la magistratura contabile – per il capo gabinetto del presidente del Consiglio; è comunque evidente che le misure introdotte non sono idonee a superare i rilievi mossi dalla azione”. Anche il procuratore della Corte dei Conti sottolinea, poi, “la notevole incidenza percentuale dei costi del personale delle società partecipate e degli enti strumentali rispetto a quello della Giunta e del Consiglio”, rimarcando la “mancata applicazione, già rilevata dalla sezione nei precedenti esercizi, della riduzione di spesa prevista dalla legge regionale 3/2015”. Questa legge – ricorda la Corte dei Conti – è stata poi ulteriormente modificata dalla legge 30 del 25 giugno 2019 che, eliminando il riferimento agli “emolumenti”, peraltro ai componenti “anche di vertice”, adesso – spiega la magistratura contabile – “limita l’applicazione della norma di contenimento della spesa soltanto ai ‘gettoni di presenza’, consentendo di ripristinare gli emolumenti in misura piena, con l’effetto di comportare un aumento della spesa riferita alla finanza regionale allargata”: questa modifica normativa è stata impugnata davanti la Corte costituzionale dal governo nazionale, con la costituzione in giudizio della Regione.

“Inattendibilità dei dati che mina la veridicità del bilancio consolidato. La conciliazione dei crediti e debiti della Regione nei confronti delle proprie società partecipate e degli altri organismi – si legge nella relazione del procuratore regionale della magistratura contabile, Rossella Scerbo – sconta il limite dell’indisponibilità o comunque della non completezza dei dati a causa del loro mancato invio da parte dei Dipartimenti interessati nonostante i solleciti del Dipartimento Bilancio nonché della mancata approvazione dei consuntivi dell’ente e mancanza delle asseverazioni. Il fenomeno coinvolge anche società partecipate al 100% sulle quali la Regione esercita il controllo analogo, che consentirebbe di monitorare puntualmente la situazione economica finanziaria e le scelte gestionali”. In conclusione – riporta infine la relazione del procuratore della Corte dei Conti – “dai dati disponibili emerge nel complesso una posizione debitoria della Regione e quindi l’inattendibilità dei dati esposti per parte delle riconciliazioni effettuate, che mina la veridicità del bilancio consolidato”.

Redazione Calabria 7

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