Dopo sei anni è giunta al termine l’angosciante vicenda giudiziaria che ha visto come protagonista il noto imprenditore edile di Lamezia Terme Giuliano Caruso.
Nei suoi confronti c’erano, rispettivamente dal GIP presso il Tribunale di Lamezia Terme e dal Tribunale Misure di Prevenzione di Catanzaro, due decreti di sequestro che hanno spogliato l’imprenditore di tutti suoi beni immobili (numerosi appartamenti ed appezzamenti di terreno) e beni mobili (autovetture).
Nei suoi confronti c’erano, rispettivamente dal GIP presso il Tribunale di Lamezia Terme e dal Tribunale Misure di Prevenzione di Catanzaro, due decreti di sequestro che hanno spogliato l’imprenditore di tutti suoi beni immobili (numerosi appartamenti ed appezzamenti di terreno) e beni mobili (autovetture).
La ragione su cui si fondava il sequestro dei beni risiedeva nel rinvio a giudizio che, nel frattempo, era stato disposto nei confronti dell’imprenditore per il delitto di usura. In particolare si riteneva il Caruso responsabile di avere sottoposto ad usura un socio di una sua impresa.
Celebratosi il processo con le forme del rito abbreviato il Caruso ha dovuto registrare la condanna alla pena di tre anni di reclusione e la la confisca di tutti beni precedentemente sequestrati.
Stesso provvedimento di confisca sentenziato nel frattempo, dal Tribunale Misure di Prevenzione di Catanzaro. Giudicato in secondo grado per il delitto di usura, la Corte di Appello, su conforme richiesta del Procuratore generale, assolveva il Caruso per insussistenza del fatto, disponendo la restituzione di tutti beni precedentemente confiscati.
La sentenza di assoluzione e di revoca della confisca è oggi definitiva.
La soluzione
La Corte di Appello di Catanzaro ha confermato il decreto di confisca disposto in sede di prevenzione, e pertanto impugnato in Cassazione.
La Corte dì cassazione annullava, con rinvio alla corte di Appello di Catanzaro, il decreto di confisca ravvisando molteplici profili di illegittimità.
Da qui il giudizio di rinvio celebratosi davanti alla Corte di appello e conclusosi, oggi, con l’annullamento del decreto di confisca e la restituzione di tutti i beni a Giuliano Caruso.
Da segnalare una requisitoria del Procuratore Generale della Corte di cassazione che, già tre anni fa, segnalava profili di illegittimità del decreto di confisca.
Oggi l’imprenditore lametino è tornato nel pieno possesso di tutti i suoi beni e gode della definitività di una sentenza assolutoria per insussistenza del fatto di usura a lui, in un primo momento, contestato.
In tutti i gradi di giudizio ed in tutte le sedi giudiziarie ad assistere Giuliano Caruso gli avvocati Francesco Gambardella ed Antonio Larussa.