Colpo alla cosca Procopio-Mongiardo, i bambini corrieri della droga a loro insaputa

Era Domenico Procopio, reggente della cosca Procopio- Mongiardo a dominare la vendita di droga nei comuni di San Sostene, Davoli, Montepaone e Gasperina. Tramite i propri adepti, manteneva costanti contatti con persone riconducibili alle cosche Strangio di San luca e Gallace di Guadavalle. Un dato emerso dall’operazione Prisoners Tax, che all’alba di oggi ha portato  all’esecuzione di misure cautelari emesse dal gip su richiesta dei sostituti procuratori Debora Rizza e Alessandro Prontera. “Un’indagine con intercettazioni incontrovertibili, possiamo dire in chiaro. Decine e diecine di sequestri di droga- ha detto il procuratore capo della Procura di Catanzaro Nicola Gratteri– a riscontro delle indagini. La Famiglia Procopio interagiva con i Gallace, con basi nel Lazio e con una famiglia di ‘ndrangheta di San Luca che riforniva la cocaina all’ingrosso. I carabinieri di Catanzaro e di Soverato sono molto attivi e stanotte sono intervenuti nuovi innesti di giovani carabinieri, questo per loro è stato il più bel battesimo”.

La droga destinata al mercato avellinese.  Il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto  ha sottolineato le affinità dell’operazione Prisoners Tax  con il blitz di venti giorni fa Last Generation: stesso schema operativo, da un lato il Comando provinciale, dall’altro il Reparto operativo e la Stazione dei carabinieri di Soverato, coinvolgendo le Stazioni.  “Le cosche di ‘ndrangheta delle nostre consorterie non possono imbastire dall’oggi al domani il traffico di sostanze stupefacenti, ha affermato Luberto-  ma è la copertura  ‘ndranghetistica che dà la possibilità di aver legami con venditori all’ingrosso, che appartengono anche loro a famiglie di ‘ndrangheta. La capacità di introitare stupefacente non era limitata a rifornire l’attività di spaccio del comprensorio, parte dello cocaina era destinata al mercato avellinese, come in Last Generation, la droga arrivava  sulla costa marchigiana”.

La droga destinata al mercato avellinese.  Il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto  ha sottolineato le affinità dell’operazione Prisoners Tax  con il blitz di venti giorni fa Last Generation: stesso schema operativo, da un lato il Comando provinciale, dall’altro il Reparto operativo e la Stazione dei carabinieri di Soverato, coinvolgendo le Stazioni.  “Le cosche di ‘ndrangheta delle nostre consorterie non possono imbastire dall’oggi al domani il traffico di sostanze stupefacenti, ha affermato Luberto-  ma è la copertura  ‘ndranghetistica che dà la possibilità di aver legami con venditori all’ingrosso, che appartengono anche loro a famiglie di ‘ndrangheta. La capacità di introitare stupefacente non era limitata a rifornire l’attività di spaccio del comprensorio, parte dello cocaina era destinata al mercato avellinese, come in Last Generation, la droga arrivava  sulla costa marchigiana”.

I flussi di denaro dati ai detenuti.  Nel giro di pochi giorni con due blitz sono state colpite da provvedimenti 50 persone, oltre 100 i riscontri di cessione di spaccio, nove chili e mezzo di sostanza sequestrata. “Si tratta  di attività – ha affermato il colonnello Marco Pecci, comandante provinciale della Compagnia dei carabinieri di Catanzaro- che cercano di contrastare e far cessare  spirali criminali sul territorio, dando luogo al controllo di frange criminali, in un’area in cui nel periodo estivo si registra un flusso notevole di turisti. Alcuni flussi di denaro andavano ai detenuti sparsi nel territorio nazionale. Agghiacciante la capacità di intimidazione con attività estorsive, di genitori di figli assuntori per vedere ristorato il proprio debito”. Per il comandante del reparto operativo, il tenente colonnello Giuseppe Carubia è innegabile la riconducibilità del blitz alla cosca Procopio- Mongiardo, nonostante il gip abbia negato l’articolo 7. Tre i reggenti nello spaccio di stupefacenti,  con pieni poteri Domenico Procopio, Carmine Procopio e Giuseppe Corapi.

I bambini usati come corrieri. L’indagine condotta dal nucleo operativo  e radomobile della Compagnia dei Carabinieri di Soverato con il supporto delle Stazioni dei Carabinieri di Gasperina e Davoli è stata avviata nel 2016 a seguito di alcune attività anti droga eseguite nel corso di ordinari servizi di controllo sul territorio. Un’indagine che prende il nome, come ha spiegato il comandante della Compagnia dei carabinieri di Soverato Gerardo De Siena, dal fatto che venivano raccolti i fondi da destinare ai detenuti dei Procopio- Mongiardo, delineandone la struttura organizzativa e le piazze di spaccio. “Di rilievo l’area di San Sostene per le dinamiche associative e lo spaccio al dettaglio.  Il punto di ritrovo del sodalizio e della realtà mafiosa dei Gallace e degli Strangio, era un bar, gestito dalla famiglia Procopio, attività commerciale che serviva anche per smerciare la droga. Allarmante il fatto che i bambini venissero utilizzati come corrieri di droga a loro insaputa e la sostanza stupefacente nascosta nelle loro stanze”. (g. p.)

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