Di Damiana Riverso – Ha tentato il suicidio. Ha varie patologie che non gli permettono una vita normale. Normale quanto può essere la vita in carcere. Chiuso tra le sbarre del carcere di Arghillà a Reggio Calabria, a scontare una pena inflittagli dopo l’arresto del 2017 e maggiorata nel 2019. Una pena residua di più o meno 6 anni, un tempo che per Cosimo Passalacqua, 44enne originario di Catanzaro, non sarebbe più compatibile con il regime di detenzione carceraria. Cosimo ha più volte fatto richiesto di finire la sua pena ai domiciliari o in una comunità terapeutica che lo aiuti nella sua lotta alla tossicodipendenza, richiesta finora sempre rigettata dai giudici.
La salute è un diritto sancito dalla Costituzione
La salute è un diritto sancito dalla Costituzione
A difenderlo in questa battaglia per il suo diritto alla salute è l’avvocato Mary Aiello. “Il diritto alla salute – afferma l’avvocato Aiello – è previsto dalla Costituzione italiana e dal diritto europeo. La famiglia di Cosimo ha sporto varie denunce, io stessa ho interpellato anche il garante dei diritti del detenuto ma non abbiamo ancora ottenuto niente. Questa è una storia di umanità, Cosimo è una persona scompensata, ha diritto alle cure adeguate che secondo noi e secondo il parere del medico legale non può avere in carcere”.
La perizia medica lascia pochi dubbi
La perizia del medico legale parla chiaro: “La struttura penitenziaria a cui il Passalacqua è affidato non è in grado di garantire l’effettuazione dei necessari approfondimenti e sussiste in questo caso uno stato di incompatibilità con il regime detentivo”. La perizia è del giugno scorso ma nei mesi precedenti, da settembre 2019 in poi, Cosimo ha ricevuto solo “no” alla sua richiesta di finire la pena agli arresti domiciliari o in stato di ricovero in una comunità di recupero. “Dallo documentazione esaminata – si legge ancora nella perizia medica del dottore Caglioti – risulta che Cosimo Passalacqua è affetto da grave obesità con poliartosi diffusa e da qualche mese presenta un deficit funzionale degli arti inferiori con conseguente deficit deambulatorio a carattere progressivamente ingravescente”. Nel gennaio 2020 si è sottoposto anche a visita cardiologica e neurologica per i deficit deambulatori e in entrambi i casi i medici consigliavano altri esami per una diagnosi e un approccio terapeutico corretto. L’emergenza Coronavirus ha peggiorato ulteriormente le cose. Addirittura, a febbraio, mentre si trovava al tribunale di Vibo Valentia è stato portato al pronto soccorso per cefalea e imprecisato trauma cranico. Nonostante ciò, tutte le sue istanze sono state tutte rigettate. Una dietro l’altra.
Per i giudici deve scontare la sua pena in carcere
Per i giudici che hanno esaminato il caso: “Passalacqua, benché affetto da qualche patologia, versa in condizioni di salute che possono essere adeguatamente fronteggiate con le terapie già praticate e monitorate da esami specialistici e potendo usufruire della necessaria assistenza medico-infermieristica può continuare ad eseguire la pena in regime carcerario”. Motivazioni che si scontrano con la relazione del medico legale che per l’avvocato Aiello parla chiaro: “La salute di Cosimo in carcere è a rischio. Abbiamo già contattato diverse comunità che lo possono aiutare con la tossicodipendenza e con le sue altre patologie, che hanno dato la loro disponibilità ma i giudici nonostante sia previsto dalla legge continuano a rigettare le nostre richieste. Il diritto a essere curati è sacro”.