(D.C.) – Una struttura, diciamo così sensibile, per cui qualcuno ha nutrito non poche preoccupazioni nei giorni scorsi: il penitenziario di Catanzaro, che in tempi di Coronavirus avrebbe potuto essere sede di disordini da parte dei reclusi in preda alla paura o comunque interessati a generare uno stato di caos. Gli stessi patemi avuti, più in generale, per il sistema carcerario regionale.
Eppure alla luce dei momenti di altissima tensione registratisi in altre realtà, anche con delle vittime purtroppo causate dalle rivolte scoppiate, qualcuno ha temuto che la situazione potesse degenerare e invece, almeno fino ad adesso, nulla di anomalo è successo.
Anzi – dopo le ulteriori misure restrittive scattate lo scorso 9 marzo, pure a scapito di alcune forme di socialità per evitare possibili casi di contagio o di diffusione incontrollata – per ora si può dire che i detenuti si sono mostrati abbastanza disciplinati, adeguandosi alle nuove regole dettate per la sicurezza sanitaria di loro stessi e del personale della polizia penitenziaria oltreché delle altre figure professionali ammesse a lavorare all’interno delle case circondariali. Gente già temprata dal ‘difficile’ luogo in cui devono operare, da 9 giorni messi ancor di più a dura prova.