Covid, Bruni: “Persi 250 milioni per il potenziamento della sanità”. E Spirlì risponde con ironia

Per la candidata del centrosinistra "la gestione della pandemia ha confermato la grande incompetenza di chi amministra la Regione". Spirlì: "La becchina del Pd in Calabria continua a vedere torri d’avorio dappertutto"
Coronavirus in Calabria

Botta e risposta fra il presidente facente funzioni della Regione Nino Spirlì e la candidata del centrosinistra alla presidenza, Amalia Bruni. Quest’ultima aveva accusato la Giunta di aver perso 250 milioni di euro destinati al potenziamento della sanità per la lotta al Covid.

“La gestione della pandemia ha confermato la grande incompetenza di chi amministra la Regione”

“La gestione della pandemia ha confermato la grande incompetenza di chi amministra la Regione”

“La gestione della pandemia – ha dichiarato Bruni – ci ha confermato la grande incompetenza di chi amministra la Regione Calabria, dimostrando per l’ennesima volta di non avere nessuna capacità in ambito sanitario, fino a diventare, addirittura, pericolosi per la gente. Oggi leggo sulla stampa online, rimanendo quanto meno sconcertata dalla notizia, che in Calabria non sarebbero stati spesi 250 milioni di euro che potevano essere utilizzati per assumere personale sanitario, migliorare i protocolli Covid, aumentare i posti in terapia intensiva, far funzionare al meglio il servizio del 118. Invece, Spirlì, che nel frattempo ha cominciato a fare a scaricabarile con i commissari, è rimasto chiuso nella sua torre d’avorio senza muovere un dito”.

“La Calabria non può essere oggetto di ricatto da parte di persone incompetenti e incapaci”

Una “mancata gestione”, ha aggiunto Bruni, “sulla quale bisognerà fare una riflessione a tempo debito, mentre la situazione ancora oggi è di totale emergenza ed occorre che intervenga immediatamente il ministro della Sanità perché la Calabria non può essere oggetto di ricatto da parte di persone incompetenti, incapaci, indifferenti e insensibili, compresi i commissari che in dodici anni hanno soltanto peggiorato la situazione. Lo Stato – secondo la candidata – deve farsi carico delle sue responsabilità e garantire il diritto alla salute ai cittadini di questa regione, a prescindere da tutto, non ci si può sempre girare dall’altra parte sulla mancata osservazione di uno dei principi cardine della nostra Costituzione! I servizi sono ormai ai minimi termini – denuncia – e sono i proprio i calabresi a pagare lo scotto più grave, senza alcuna tutela sanitaria. Nelle mani di ognuno di noi c’è la possibilità di dare il via a un nuovo corso politico in questa regione, il prossimo fine settimana saremo chiamati al voto ed al giudizio sull’operato di quanto svolto in questi due anni dal centrodestra, la nuova Calabria passa dalle scelte che faremo in cabina elettorale”.

Spirlì risponde con ironia

Spirlì non ci sta e risponde con ironia: “E niente! La signora dei vetrini, becchina del Pd in Calabria, continua a vedere torri d’avorio dappertutto. Più o meno quelle in cui è vissuta lei, inutilmente foraggiata da passate amministrazioni compiacenti. La Caronte de noantri, candidata dal sinedrio di palazzo a dispetto dei ras calabresi, che non la accompagnano mai nei suoi giri a vuoto per le strade della Calabria, si sveglia tutte le mattine con lo stesso mantra – probabilmente, l’unico che tiene a memoria, dopo le lezioni serali di politica che Boccia e Graziano (i suoi, e solo suoi, diavoli custodi) le hanno invano impartito – e, invece di proporre, spettegola e abbassa la qualità di una campagna elettorale che, a sinistra, sta mostrando il peggio . Ah! Benedetto Oliverio – continua Spirlì – che, pur avversario usque ad mortem, qualcosa ne sa. A modo suo, ma ne sa! Il resto è di una noia mortale e fa paura. Sarebbe meglio, per i Calabresi e la Calabria, che al secondo posto, seppur distanziati di molto, arrivassero gli ultimi samurai del vecchio governatore. Almeno l’Abc della politica lo conoscono”. Spirlì sfida l’avversaria: “Spieghi, dunque, la ‘ricercaTtrice’, come mai i suoi giannizzeri non siano i candidati storici, i quali, invece, si tengono ben lontani della sua corte romano-campana, perdente per Dna, e la smetta di occuparsi di infrastrutture elefantine, ché, peraltro, l’avorio è materiale protetto ed è meglio che resti attaccato, a zanna, alla testa dei pachidermi africani“.

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