Di Gipo Taverniti* – Scuola, sicurezza, mascherine. Nel merito è stato scritto molto, indicato moltissimo, ipotizzato ancora di più. Quasi più del necessario. Dimenticando forse che la storia recente di questa pandemia, pur a fronte delle tante lacune conoscitive e interpretative nel merito, ha già dato modo, a chi ritiene di dover imparare soprattutto dagli errori del passato, di ricavare informazioni scientifiche in quantità sufficiente ad affrontare in modo adeguato ed efficace la problematica in essere.
Credo, e spero, sia chiaro ormai se non per tutti, almeno per la maggior parte, e soprattutto per chi ha il delicato compito e responsabilità di decidere e scegliere, che non ci si possa consentire il lusso di attendere l’arrivo miracolistico delle varie soluzioni preventive e terapeutiche ipotizzate (vaccino in testa) prima di mettere in campo le armi, peraltro estremamente efficaci, di cui siamo già in possesso nel confronto con questo subdolo nemico vitale. Igiene, distanziamento, DPI rappresentano un ottimale strumento di contenimento e controllo del problema epidemiologico. Ma non basta saperlo. Perché i nostri comportamenti sono fortemente influenzati, in termini di adesione alle indicazioni ricevute, dalla loro conoscenza e comprensione. E perché ciò si concretizzi è necessario che questo avvenga attraverso l’uso di una comunicazione chiara, accessibile a tutti, onesta, competente e aderente alla verità scientifica.
Quanto indicato successivamente ha dunque il solo scopo di fornire a tutti strumenti atti a procedere in questa direzione, cercando di limitare al massimo il rischio potenziale di confusione legato a una diffusione informativa non perfettamente gestita e condotta.
Il commissario dà i numeri
In questi giorni il Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, ha diramato ufficialmente agli organi di stampa nazionale la seguente nota: “Forniremo 11.000.000 di mascherine al giorno per gli Istituti di Istruzione scolastica, a disposizione di studenti, personale docente e amministrativo”.
Prima di qualsiasi riflessione nel merito, è bene effettuare alcune considerazioni.
1) Il costo di produzione industriale di tale DPI. si aggira mediamente tra 0,30/0,40 cent. al pezzo, per un costo complessivo di 3.300.000/4.400.000 al giorno.
2) Come già sottolineato e denunciato dalle Industrie produttrici, e confermato dagli accadimenti dei mesi precedenti, vi è una enorme difficoltà a reperire in quantità sufficiente il materiale di base costitutivo, oltre ad essere ancora vigente una grave carenza numerica degli impianti previsti per la realizzazione del manufatto.
3) Le mascherine chirurgiche hanno un potere filtrante in uscita variabile tra il 90 e il 95% a seconda della categoria di appartenenza (I°, II° o III°), e solo del 20% in entrata, per i principali agenti patogeni biologici.
4) Le mascherine chirurgiche sono monouso, con un tempo di utilizzo variabile fra le 4 e le 6 ore continuative, a seconda del grado di inquinamento ambientale.
5) Per assolvere pienamente alla loro funzione devono essere indossate, tolte e custodite secondo precise modalità procedurali igieniche, pena inficiarne l’efficacia.
6) Il loro utilizzo presuppone ogni giorno il loro quotidiano smaltimento, con un aggravio di spesa, oltre al rischio reale legato al potenziale inquinamento ambientale.
7) Quasi utopistica la possibilità di una produzione, stoccaggio e distribuzione costante, continua ed effettiva, su tutto il territorio Italiano, di un numero così elevato di DPI, soprattutto in caso di lockdown totale.
Una soluzione alternativa e meno costosa
Valutato che i DPI rappresentano un elemento di sicurezza insostituibile e irrinunciabile, si potrebbe pensare a una soluzione alternativa, rappresentata dalle semi-maschere facciali permanenti, con filtri intercambiabili. Tali prodotti hanno le seguenti caratteristiche tecniche e strutturali:
8) Un costo unitario di produzione della parte fissa (facciale) variabile fra 20/35 € a seconda dei modelli e case costruttrici.
9) Un arco temporale di utilizzo illimitato nel tempo.
10) Una compliance respiratoria molto superiore a quella di qualsiasi altra maschera filtrante.
11) Un costo di una coppia di filtri, per singola maschera, oscillante tra i 5/8 €, per un tempo di utilizzo variabile fra 30/45/60 gg a seconda del grado di inquinamento ambientale.
12) Un potere filtrante pari al 100%, sia in entrata che in uscita.
13) Possibilità di una verifica diretta della riduzione del potere filtrante offerto dalla valutazione del minore o maggiore grado di resistenza al passaggio dell aria, e dunque migliore o peggiore facilità respiratoria.
14) Abbattimento costi di smaltimento e rischio inquinamento ambientale.
15) Produzione, stoccaggio e distribuzione dei soli filtri assolutamente sostenibile e praticabile, anche in caso di pieno lockdown.
Esiste dunque già a disposizione una soluzione efficace che potrebbe prevedere:
A) Immediata corresponsione bonus famiglia per acquisto maschera per ogni persona avente diritto.
B) Fornitura da parte dello Stato dei soli filtri di ricambio.
Vantaggi economici e di sicurezza
Se si presta attenzione ai punti sopra indicati relativi alle caratteristiche delle due tipologie di DPI illustrate, non sarà difficile comprendere quali, e quanti, vantaggi economici e soprattutto in termini di sicurezza, ne potrebbero derivare da una scelta oculata.
Avendo quanto sopra indicato delle solide basi scientifiche di riferimento, viene naturale chiedersi se la sua mancata valutazione, ed eventuale attuazione, possa essere messa in relazione con un eventuale basso livello conoscitivo e di competenza, o con un non meglio comprensibile interesse a proseguire in una direzione opposta a quella che sembrerebbe una soluzione ragionevole, economica, sicura e vantaggiosa.
Quello che ci si augura è che al di là della validità delle singole valutazioni di parte, le soluzioni intraprese non finiscano per produrre effetti dannosi più dello stesso virus che si vorrebbe combattere.
* Medico