di Giovanni Bevacqua – Amantea è al collasso. È chiaro che la gente – in buona parte – è arrivata al limite della sopportazione. E il rischio che il malcontento possa degenerare in qualcosa di più spiacevole è dietro l’angolo. Ieri l’ennesimo segnale che la situazione sta sfuggendo di mano. Un ragazzo, un migrante ospite della città, entra in un bar senza mascherina. Da quello che ci hanno raccontato, all’invito di uscire perché sprovvisto, avrebbe reagito con veemenza, dando dei razzisti ai titolari e agli ospiti del locale. Da qui la reazione, particolarmente accesa, di due ragazzi del posto. L’evoluzione è quella che si può vedere nel video pubblicato anche da Lino Polimeni nella sua pagina facebook. Immagini di una violenza inaudita. E non perché si sia arrivati alle mani ma per la tensione che si respira – ed è evidente anche solo attraverso una ripresa fatta da uno smartphone – tra le strade di Amantea. Si vedono una decina di militari, tra carabinieri ed esercito, impegnati a sedare gli animi e portare il ragazzo immigrato via, dopo averlo “caricato” a fatica sull’auto.
Ma è solo l’ultimo episodio di una vicenda che sembra non trovare fine e alla quale, probabilmente, non si vuole mettere fine. Amantea è allo stremo perché ha paura. Ha paura come ogni altra città. Vive la stessa paura che si sta vivendo nel mondo in questo maledettissimo 2020. Con la differenza che nessuno sembra voglia tranquillizzare i cittadini. Nessuno sembra voler dare rassicurazioni. E alla paura naturale di cedere a un nemico invisibile, chiamato Coronavirus, si aggiunge quella di sentirsi completamente abbandonati.
I Cas e i focolai tra i migranti
L’esasperazione dei cittadini di Amantea nasce dal fatto che da qualche mese a questa parte la città sembra essersi trasformata in un centro di isolamento Covid per migranti. Attualmente, infatti, si sarebbero riscontrati 67 casi di positività tra i ragazzi divisi nei Centri di accoglienza straordinaria e alcuni appartamenti sparsi per la città. Una situazione che richiede il costante presidio da parte di esercito e forze dell’ordine per prevenire ed evitare, come già accaduto, fughe incontrollate di migranti. Migranti possibilmente infetti e quindi portatori e diffusori del virus. Del resto, che la situazione sia seria e preoccupante lo si evince dal continuo aumento di contagi. Una catena che sembra essere partita dal Cas Ninfa Marina per estendersi fino alcuni cittadini del Bangladesh impiegati presso alcune aziende agricole della zona e risiedono in stabili privati tra Amantea e Campora San Giovanni. Partite già le ordinanze di quarantena per le positività accertate mentre si è in attesa dei risultati di oltre 120 tamponi eseguiti nelle ultime ore. E mentre i tre commissari di Amantea hanno chiesto alla Prefettura e alla Regione di individuare una struttura idonea, fuori il centro cittadino, che possa ospitare tutte le persone positive, i cittadini scrivono al Governo contro i tre commissari. Al centro del conflitto proprio il Cas Ninfa Marina.
Le associazioni scrivono al Governo
Pochi giorni fa le associazioni di commercianti, albergatori e artigiani di Amantea e Campora San Giovanni hanno scritto una lettera al ministro degli Interni, Luciana Lamorgese, al ministro della Salute, Roberto Speranza, e al prefetto di Cosenza, Cinzia Guercio. “Evidenti sono le lacune della struttura – scrivono – sotto il profilo sanitario; a fronte del continuo ricambio di immigrati, molti dei quali positivi al virus, si è determinato un incremento esponenziale dei casi di positività al virus. Nel frattempo, la struttura continua a rimanere priva di ogni requisito minimo di ospitalità e senza alcun presidio sanitario stabile, mentre agli ospiti è stato consentito di continuare ad entrare ed uscire dalla struttura. Nessuna vigilanza interna alla stessa è stata prevista, con il risultato che, stando alla sola anagrafe della Asl, il numero di positivi al virus è cresciuto nella cittadina in maniera spropositata”.
I presidenti della associazioni Davide Marano, Enzo Alfano e Luca Guzzo, sottolineano come “la già fragile economia locale è stata negativamente interessata dagli effetti dell’ondata pandemica in corso, ma, purtroppo, ha dovuto ulteriormente subire contraccolpi dalla dissennata gestione di un Cas, ospitato, senza autorizzazioni sanitarie di sorta, in pieno centro cittadino, saltato alle cronache di stampa nei mesi scorsi a causa di una estensione dei contagi di Covid19 tra i suoi ospiti”.
“L’incredibile gestione della struttura – si legge ancora nella lettera – è stata tollerata e continua ad esserlo, nonostante il Comune di Amantea, già dichiarato in dissesto, sia al momento retto da una struttura commissariale all’esito dello scioglimento dello stesso per infiltrazioni mafiose e tale circostanza rende ancora più incresciosa la situazione di assoluta mancanza di rispetto e applicazione dei Dpcm e delle ordinanze governative e regionali che impongono precise limitazioni alla circolazione nei casi di accertato contagio. La carenza di autorizzazioni sanitarie e di controlli appare quindi causa di danni all’economia locale, al tessuto sociale e alle minime regoli di convivenza civile, che non si intende oltremodo tollerare”.
Tra le parole forti espresse nella lettera spicca la richiesta di rimuovere dall’incarico gli attuali commissari che “non hanno inteso, consapevolmente, dar seguito agli obblighi imposti dalla normativa statale e regionale, che valga a ristabilire le regole di convivenza civile”, si legge. “Nel contempo chiediamo che si proceda a una seria verifica delle condizioni di mantenimento del Cas nel centro cittadino – conclude la lettera – e nelle attuali condizioni, riservandoci ogni opportuna azione nelle competenti sedi giudiziarie”.