L’INTERVISTA | Covid, inflazione e guerra. Il presidente degli artigiani di Vibo: “Siamo sull’orlo del baratro”

Il presidente provinciale della Cna, Nino Cugliari, analizza la situazione tra Pandemia, crisi economica, caro energia e guerra: "Una cabina di regia o saremo travolti"

Il comparto artigianale è in forte sofferenza: pandemia, crisi economica e conflitto in Ucraina stanno piegando gli imprenditori del settore che in autunno si troveranno alle prese con un’altra ormai certa mazzata: il caro energia. In tutta Italia si teme particolarmente questo autunno, e anche nel Vibonese tali timori sono ormai conclamati. Argomenti, questi ed altri, che abbiamo affrontato con il presidente della Confederazione nazionale degli artigiani della provincia di Vibo, Antonino Cugliari il quale ha tracciato una possibile strada per disincagliarsi dalle secche e che vede la partecipazione di tutti gli attori interessati: dalle associazioni di categoria alla politica, dai sindacati alle strutture dirigenziali degli enti locali. 

– Presidente, la situazione economica non è certo delle più rosee. E non pare possa migliorare nel corso dell’anno.

– Presidente, la situazione economica non è certo delle più rosee. E non pare possa migliorare nel corso dell’anno.

“Purtroppo sì. In questa fase stiamo registrando delle enormi difficoltà a livello locale e non solo. È vero che c’è stata una ripresa nel 2021 pari 5,9% su base territoriale, ma gli ultimi mesi e i primissimi del 2022 avevano già dato segnali poco rassicuranti: prima il ritorno della pandemia, che ha portato una nuova incertezza a livello economico e un calo del fatturato delle imprese vibonesi e calabresi; subito dopo lo scoppio della guerra che va ad incidere sul prezzo dell’energia. Le imprese che la fornivano hanno cercato di abbassare i costi, riducendo un po’ i propri guadagni, ma l’innalzamento del prezzo energetico ha comportato una spesa maggiore che ha finito col rendere più esoso il prodotto che noi costruivamo una volta immesso sul mercato; questo ha portato ad una carenza nelle vendite”.

– A ciò si è aggiunto anche l’aumento del costo dei trasporti. La speculazione sulle cifre al rialzo dei carburanti è stata un’altra bella mazzata per tutti, non solo per voi.

“Indubbiamente, per noi, per altre categorie e per i cittadini comuni. Il caro benzina ha raggiunto livelli insostenibili anche se adesso, per fortuna registriamo qualche flessione, seppur lieve e quindi non incisiva. Ciò ha reso le imprese poco competitive finendo con l’accentuare la povertà della popolazione nonostante palliativi come il reddito di cittadinanza. Ecco perché l’inflazione è alle stesse, ai livelli del 1996. Stiamo vivendo anni bui”.

– Perché oggi le imprese non riescono a trovare la sintesi del mercato?

“Perché si è scelto di puntare troppo sul turismo e sull’agroalimentare senza differenziazione. Una regione che punta solo su un comparto non potrà mai vedere gli altri crescere e quindi creare ricchezza; prova ne è che il dato calabrese è quello peggiore di tutti a livello nazionale in quanto l’agroalimentare, seppur in ascesa, non ha però spostato verso l’alto l’asticella del prodotto interno lordo”.

– Nel Sud la Puglia è la locomotrice. Le altre regioni arrancano. A suo parere, a cosa è dovuto questo cambio di passo così radicale?

“Lì hanno intrapreso un’altra strada e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. È cresciuta nel settore turistico, della produzione, dei servizi, addirittura dell’aerospaziale diventando la migliore regione del Meridione grazie anche ad una struttura dirigenziale, capace e lungimirante nell’intercettazione dei bandi e nella spendita delle risorse in modo corretto. Tutto il contrario della Calabria dove invece manca una forte presa di coscienza da parte le associazioni di categoria, sindacati, politica regionale, comunque locale, e principalmente di tutte le strutture regionali che vanno a mettere in campo gli incentivi previsti dalla comunità europea, cioè proprio i bandi. Ecco, quanti ne mettiamo a terra? Pochissimi. Come lo facciamo? Spesso male. Qual è la tempistica? A volte trascorre una miriade di mesi tra i vari “Sal” (Stato di avanzamento lavori, ndr) e questo per una impresa rappresenta una rovina. E poi, ci siamo mai chiesti se nel momento in cui si va a finanziare un settore non se ne danneggino altri come invece è spesso accaduto in passato?”.

– Lei cosa propone, di pratico e fattibile, nel medio-breve periodo?

“Costituire una cabina di regia che è sempre mancata e dove al centro si mette come motto “La regione Calabria deve uscire dalla situazione in cui ha sempre versato”; ognuno degli attori sarà chiamato a lavorare a vantaggio della globalità dei settori abbandonando ogni logica campanilistica. E la politica deve fare la propria parte perché molto spesso tutto dipende dalla presenza di persone capaci, a volte anche visionarie, che non si sono mai avute a queste latitudini”.

– Altrove vanno forte le Start Up, qui si fatica ancora? E se sì, perché?

“Assolutamente bisogna puntare molto di più su di esse, è vero che in questi ultimi anni ciò è avvenuto ma non nel settore tecnologico-informatico che potrebbe essere trainante ed innovativo per tutta l’economia calabrese”.

– Parliamo di Superbonus. La reputa una esperienza positiva?

“Ritengo lo sia molto. Ultimamente c’è chi ha messo in giro la notizia che il caro delle materie prime fosse dovuto a questa misura. Una bufala. Sicuramente si tratta di una formula nuova per far crescere il comparto artigianale e altrettanto certamente può essere rimodulata qualora mancasse la possibilità economica, ad esempio dando un 90% a fondo perduto o anche meno. Tutto è perfettibile ma allo stato è una esperienza positiva che sarebbe sbagliato disperdere”.

– A suo giudizio il mercato calabrese ha possibilità di essere notato dagli investitori? E in che modo?

“Può diventare appetibile se non si pensa di puntare solo sul turismo ma creando le condizioni affinché i prodotti che vendiamo siano notati nel mercato, anche estero. Ma sarebbe importante vedere, l’anno successivo, quali e quante ricadute vi siano state nel territorio. Quante volte abbiamo assistito ad annunci di progetti per milioni di euro che poi non hanno apportato alcun beneficio a livello pratico nell’economia calabrese. Ecco, questi sono gli errori da non ripetere più”. (f.p.)

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