Covid, miocarditi e vaccino tra i 18 e i 29 anni. Ecco cosa dice lo studio

Casi più frequenti in giovani maschi dopo la seconda dose del vaccino Moderna
miocardite

Un ampio studio sulle miocarditi post vaccinazione anti-Covid a mRna ha concluso che l’infiammazione del muscolo cardiaco resta rara, ma più frequente nei giovani maschi, specie dopo la seconda dose di vaccino Moderna. Secondo gli autori del lavoro, pubblicato sul ‘Cmaj’ (Canadian Medical Association Journal), la tipologia di vaccino, l’età e il sesso dovrebbero quindi essere fattori da considerare. In particolare, scrivono, i dati “supportano l’uso preferenziale del vaccino di Pfizer-BioNTech rispetto a quello di Moderna nelle persone di età compresa tra 18 e 29 anni”. Questo anche se, tengono a precisare gli scienziati, “i tassi complessivi di miocardite per 100mila dosi” di vaccino somministrate sono risultati comunque “molto bassi per entrambi i prodotti”. I ricercatori insistono dunque sul fatto che “i benefici della vaccinazione nel ridurre la gravità di Covid-19, le ospedalizzazioni e i morti superano di gran lunga il rischio di miocardite”, anche nei giovani maschi.

Tassi di miocardite più alti dell’atteso dopo vaccinazione Covid-19

Tassi di miocardite più alti dell’atteso dopo vaccinazione Covid-19

“In questo studio – spiega insieme ad altri colleghi Naveed Janjua, School of Population and Public Health, University of British Columbia (Bc) e British Columbia Center for Disease Control, Vancouver – abbiamo osservato tassi di miocardite più alti dell’atteso dopo vaccinazione Covid-19 con prodotti a mRna, ma i tassi assoluti erano bassi”. Il team ha analizzato informazioni relative alla Bc Covid-19 Cohort, che includeva la somministrazione di oltre 10,2 milioni di dosi di vaccini a mRna (di cui 7 mln di Comirnaty* di Pfizer-BioNTech e 3,2 mln di Spikevax* di Moderna) a persone over 12 dal 15 dicembre 2020 al 10 marzo 2022. Indagando su chi era stato ricoverato in ospedale o era stato assistito in pronto soccorso per miocardite insorta entro 7 e 21 giorni dalla vaccinazione, gli studiosi hanno osservato a 3 settimane dall’iniezione un tasso di miocardite pari a 1,37 casi su 100mila persone, contro un tasso atteso di 0,39/100mila non vaccinati. I tassi più elevati di miocardite sono stati calcolati nei maschi (2,15/100mila), tra i 18-29enni (2,97/100mila), dopo la seconda dose (2,27/100mila) e nelle persone vaccinate con vaccino Moderna (1,75/100mila). Tra i maschi 18-29enni vaccinati Moderna il tasso era di 22,9/100mila. Dopo la terza dose i tassi di miocardite risultavano più bassi, anche tra i giovani dai 18 ai 29 anni.

“Preferire vaccino Pfizer a quello Moderna”

Alla luce dei dati raccolti, gli scienziati sostengono pertanto l’opportunità di un uso preferenziale del vaccino di Pfizer-BioNTech rispetto a quello di Moderna nella vaccinazione dei giovani 18-29enni. I ricercatori ci tengono a ribadire quanto il rapporto rischi-benefici del vaccino anti-Covid penda a favore dei benefici, in ogni fascia d’età. Un’analisi statunitense – ricordano – ha stimato che 11mila casi di Covid-19, 560 ricoveri, 138 ricoveri in terapia intensiva e 6 morti per Covid potrebbero essere prevenuti per ogni milione di seconde dosi di vaccino a mRna anti Sars-CoV-2 somministrate a maschi di età compresa tra 12 e 29 anni, rispetto a 39-47 casi attesi di miocardite dopo vaccinazione anti-Covid. “I benefici della vaccinazione contro Sars-CoV-2 nel ridurre la gravità di Covid-19, il ricovero e i decessi superano di gran lunga il rischio di sviluppare miocardite. Pertanto – mettono nero su bianco gli autori – la vaccinazione continua di questo gruppo, insieme al monitoraggio degli eventi avversi, compresa la miocardite, dovrebbe rimanere la strategia preferita”. (Adnkronos)

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