Covid, Salvini: “Natale? Basta seminare terrore prima del tempo”

giuseppe conte

“Se i dati della pandemia di Coronavirus lo consentono perché non concedere a chi vuole tornare a casa per Natale di rivedere i suoi cari? Si può fare senza seminare paura e terrore prima del tempo”. Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini. Martedì governo e Regioni si incontreranno in vista del Dpcm di Natale: i governatori spingono per ristoranti aperti anche di sera, di contro Palazzo Chigi insiste con coprifuoco alle 22 e chiusura dei locali alle 18. “Nessuno pensa a fare cenoni o veglioni di 500 persone, gli italiani non sono matti, ma almeno fargli passare qualche ora in serenità con la propria famiglia”, ha aggiunto l’ex vicepremier.

Verso il Dpcm 

Verso il Dpcm 

Il timore dell’esecutivo è che gli enti territoriali vogliano attaccare l’impianto di misure anti-Covid nel complesso piuttosto severe pensate dai ministri. I presidenti di Regione si vedranno lunedì per cercare una linea comune. I nodi del “tutti a casa” e della ristorazione si intrecciano con gli orari dei negozi, destinati invece ad allungarsi fino a due o tre ore da mezzanotte.

Gli spostamenti tra Regioni

Il vero terreno di scontro sembra però essere la mobilità tra Regioni. Il governo pensa a un divieto di spostamento a partire da un giorno non ancora fissato a ridosso di Natale. Potrebbe essere il 19, il 21 o anche il 16 (meno probabile), per consentire a un certo numero di persone di tornare a casa o dai parenti stretti per le Feste prima della chiusura delle frontiere interne. Sull’ampiezza delle deroghe si gioca una partita anche nella maggioranza. Ma il tempo stringe, perche’ l’attuale Dpcm scade il 3 dicembre. E il nuovo deve entrare in vigore il giorno seguente.

Resta poi il nodo della scuola, con l’intenzione di riaprire il grosso delle classi dopo la Befana, ma senza ancora escludere la possibilità di sospendere o ridurre in percentuale la didattica a distanza per le scuole superiori già a dicembre. Su quest’ultima ipotesi i governatori sembrano abbastanza compattamente contrari , con l’eccezione pesante di Stefano Bonaccini dell’Emilia-Romagna, presidente della Conferenza delle Regioni.

E’ però sulle cene fuori durante le Feste che potrebbe accendersi lo scontro martedì con il governo, rappresentato in primis dal ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia. Il prolungamento dell’orario dei ristoranti, che ora chiudono alle 18 a parte l’asporto, cozza contro la difesa del principio del coprifuoco alle 22, “che ha funzionato per ridurre i contagi, e dovranno passare sul mio corpo per posticiparlo”, ha dichiarato Boccia. La replica di Toti: “Ritengo che nei giorni delle prossime festività i ristoranti debbano poter rimanere aperti anche la sera, perché già hanno sofferto tanto”.

Ristori quater

Le Regioni “rosse” che diventano “arancioni” non possono diventare “gialle” prima di 14 giorni, “salvo che la cabina di regia” sul monitoraggio “ritenga congruo un periodo inferiore”. E’ quanto prevede una norma inserita nella bozza del decreto Ristori quater esaminata dal Cdm. Per quanto riguarda le attività che riceveranno aiuti, spuntano anche dieci milioni di euro per i bus panoramici, gli autobus scoperti per le visite turistiche.

Terza ondata e vaccini

Conciliare sicurezza sanitaria ed economia è il difficile obiettivo per evitare la terza ondata dopo le Feste, ora che la curva epidemica con grande fatica e migliaia e migliaia di vittime sembra essersi stabilizzata. Dopo la Befana tutti gli occhi saranno sulla prima campagna di vaccinazioni prevista entro gennaio da Domenico Arcuri, per 1,7 milioni di persone.

Lunedì il commissario per l’emergenza incontrerà gli emissari di Pfizer, la multinazionale farmaceutica che produce il vaccino che sarà utilizzato. “Se funziona, a fine estate saremo fuori dall’incubo”, afferma il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli. “Avremo sicuramente la copertura di vaccini per tutto il Paese”, assicura Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute. “La fornitura sarà gestita dallo Stato e non dalle Regioni come nel caso di quello anti-influenzale”. Lo stesso Ricciardi si dice però contrario a una vaccinazione obbligatoria: “Meglio una grande campagna informativa”.

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