Covid19, Rsa di Chiaravalle: il Codacons diffida e scrive a “tutte” le Istituzioni

Il testo ricevuto dal Codacons:

Il Codacons – Coordinamento di Associazioni per la Tutela dell’Ambiente e dei Diritti di Utenti e Consumatori, in persona del vicepresidente nazionale Francesco Di Lieto, per la carica legale rappresentante il sen. Nicola MORRA, nato a Genova il 5 luglio 1963, quale cittadino-contribuente, residente nel comune di Cosenza, tutti elettivamente domiciliati presso la Sede regionale del Codacons in Catanzaro al Corso Mazzini nr. 164,

Il Codacons – Coordinamento di Associazioni per la Tutela dell’Ambiente e dei Diritti di Utenti e Consumatori, in persona del vicepresidente nazionale Francesco Di Lieto, per la carica legale rappresentante il sen. Nicola MORRA, nato a Genova il 5 luglio 1963, quale cittadino-contribuente, residente nel comune di Cosenza, tutti elettivamente domiciliati presso la Sede regionale del Codacons in Catanzaro al Corso Mazzini nr. 164,

PREMESSA
E’ certo che gli anziani sono le persone che stanno pagando il prezzo più alto dell’emergenza sanitaria in corso.
Lo tsunami innescato dalla diffusione del virus nella struttura “Domus Aurea” di Chiaravalle Centrale, ad esempio, ha avuto e sta avendo conseguenze funeste.
Il coinvolgimento di tantissimi anziani – soggetti già in condizioni precarie, che cercano “tutela della salute” e “dignità di vita” e che trovano, invece, una evidente sottovalutazione dei sintomi, sino a far divenire la struttura un “amplificatore” della trasmissione del virus – deve imporci immediati provvedimenti nonchè serie riflessioni sul pericolo che corrono tutte le strutture che li ospitano.

Riteniamo sia giunto il momento di agire e “blindare”, seriamente, le strutture, a tutela degli anziani, del personale e delle loro famiglie ma anche dell’intera popolazione.
Oggi si deve evitare che più “bombe”, come quella di Chiaravalle, vengano sganciate sul sistema sanitario calabrese, già duramente provato e che rischierebbe di saltare.
Non è questo il momento per cercare le responsabilità, su chi aveva il compito di controllare e verificare le condizioni di quelle realtà, ma il rischio che quanto successo a Chiaravalle abbia a ripetersi è enorme.
Riceviamo, infatti, segnalazioni di situazioni davvero preoccupanti in altre realtà, per cui servono sforzi immediati e controlli a tappeto.

Senza se e senza ma. Senza amici degli amici. Senza il gioco dello “scaricabarile” o del “non potevamo immaginare”.
Abbiamo un dato grave e preoccupante ora sappiamo che focolai di estrema gravità possono essere quelli che, per interessi economici e di una sanità che troppo spesso ha “delegato” al privato, vengono sottaciuti e sottovalutati da chi, evidentemente sciaguratamente, tenta sino all’estremo di nascondere tutto sotto il tappeto.

Appare indifferibile che la Regione Calabria, le ASP ed i Prefetti impongano l’immediata adozione di protocolli di sicurezza, pongano in essere uno screening generalizzato e garantiscano la fornitura urgente e la distribuzione degli idonei strumenti di protezione individuali, imponendo, quindi, la sanificazione dei luoghi.

Ma le segnalazioni circa la mancanza dei minimi presidi di sicurezza non riguardano solo le strutture convenzionate che ospitano i nostri anziani, afferiscono le critiche situazioni in cui è costretto ad operare il personale in servizio presso gli Ospedali, ma anche presso il Servizio 118, nelle Guardie Mediche, per i Medici di Medicina Generale, nei Poliambulatori ed anche negli istituti penitenziari di pertinenza delle ASP e perfino nelle farmacie.

E’ doveroso, quindi, adottare tempestivamente ogni misura idonea a contenere il dilagare dell’epidemia per evitare che i luoghi ove si dispensano cure diventino i principali focolai.
A tal fine, come raccomandato dall’OMS, è necessario incrementare il più possibile lo screening per l’identificazione e la diagnosi non solo su casi sospetti e/o sintomatici, ma anche nei confronti dei soggetti asintomatici.

Tale attività deve essere effettuata, nell’immediatezza, non solo – come chiesto su anziani e personale delle RSA e strutture socioassistenziali – ma su tutti gli operatori sanitari e farmaceutici, pubblici e privati, nonché sulle Forze dell’Ordine e sui Vigili del Fuoco, esposti al rischio contagio e necessariamente – come detto – a contatto con l’utenza, ma anche sui soggetti ritenuti più a rischio come, appunto, gli anziani.
Senza dimenticare che laddove il personale sanitario dovesse ammalarsi, sarebbe impossibile offrire un servizio fondamentale alla popolazione.

Ciò perché viene loro imposto di lavorare senza Dispositivi di Protezione Individuale che li espongono non solo a rischio ma li rendono – per l’attività svolta – degli “strumenti” di contagio.

Le terrificanti percentuali di personale medico e paramedico contagiato sono la conferma che non sono state prese adeguate precauzioni e forniti adeguati strumenti di tutela.

Nello stesso tempo, a sottoporre tutti i soggetti attualmente ricoverati presso strutture ospedaliere, RSA e sociosanitarie insieme al personale ad adeguato test di valutazione dell’avvenuto contagio.
Per quanto sopra esposto, si

DIFFIDANO
le Autorità in indirizzo affinchè dispongano – con la massima urgenza – accurati controlli presso le RSA (Residenze sanitarie assistenziali), RSSA (Residenza Sociosanitaria Assistenziale), Case di Cura e, comunque, strutture sociosanitarie, presenti sull’intero territorio regionale, assicurando il rigoroso rispetto ed ogni supporto utile a prevenire contagi sia tra gli operatori che tra gli ospiti delle strutture nonché disporre con la massima urgente uno screening generalizzato per tutti gli ospiti, ricoverati e per gli operatori sanitari di strutture sanitarie, Rsa e strutture sociosanitarie presenti in regione per garantir loro il diritto alla salute.
Nel contempo si chiede di fornirei kit completi ed in numero adeguato, di dispositivi di protezione di qualità idonea a contenere sia il rischio di contrarre il virus che di esporre gli ospiti-ricoverati ad involontario contagio, a tutto il personale in servizio presso tutte le strutture sanitarie, comprese le RSA e strutture sociosanitarie ma anche presso il Servizio 118, Guardie Mediche, ai Medici di Medicina Generale, ai Poliambulatori ed anche al personale presente negli istituti penitenziari di pertinenza delle ASP e medici di continuità assistenziale e dei farmacisti.

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