Crack finanziario della Schillacium nel Catanzarese, in sei a giudizio (NOMI)

 di Gabriella Passariello- Scritture contabili tenuti in modo tale da rendere impossibile risalire all’esatta consistenza del patrimonio, omissioni nel fronteggiare la crisi economica finanziaria della Schillacium Spa, società a partecipazione mista per la raccolta dei rifiuti in molti comuni del Basso Jonio Catanzarese, con sede a Soverato, dichiarata fallita nel 2017. Il gup del tribunale di Catanzaro Paola Ciriaco ha rinviato a giudizio 6 imputati, tra amministratori, componenti il Cda e il collegio sindacale della società, accusati di bancarotta. Si tratta di Luciano Costanzo, 60 anni, di San Mango D’Aquino, vice presidente del Cda e amministratore delegato; Rita Daniele, 49 anni, residente a Cardinale, sindaco della società dal 3 luglio 2012; Francesco Masciari,55 anni di Catanzaro, membro del Consiglio di amministrazione dal gennaio 2006 fino al fallimento; Giulio Erminio Moraca, 51 anni, di Soverato, presidente del Consiglio di amministrazione dal gennaio 2006 al 2015; Graziano Posca, 50 anni, di Cardinale, presidente del Collegio sindacale dal 9 luglio 2010 fino al fallimento; Giuseppe Talotta, di Montepaone, sindaco effettivo  della società dal 9 luglio 2010 al fallimento. Il gup ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Graziella Viscomi, a cui si è associata la curatela fallimentare, parte civile, rappresentata dall’avvocato Gregorio Viscomi, mentre gli avvocati difensori, Vincenzo Ioppoli, Angela La Gamma, Ivan Posca, Domenico Cortese, Massimiliano Carnovale e Giacinto De Septis, sostituito per delega dal legale Elisa Notaro, hanno chiesto il non luogo a procedere per i loro assistiti.  Il processo inizierà il prossimo 10 dicembre davanti ai giudici del Tribunale collegiale.

Il crack finanziario e le singole responsabilità

Il crack finanziario e le singole responsabilità

Tutti gli imputati, secondo le ipotesi di accusa, avrebbero concorso a provocare il dissesto della Schillacium, astenendosi dal richiedere la dichiarazione di fallimento in proprio, pur risultando sin dall’esercizio 2009 una grave situazione di indebitamento, pari a 7.787.368,80 euro, ulteriormente aggravatasi nel corso degli esercizi successivi  e sfociata in un’irreversibile stato di crisi come attestato dalla situazione contabile del 27 settembre 2013 dalla quale risulta un patrimonio netto negativo per 7.214.970 con debiti dell’importo di 15.535.242 euro. Moraca, Costanzo e Masciari si sarebbero astenuti dall’avviare la procedura di liquidazione della società e a fronte del conclamato stato di insolvenza, di richiedere il fallimento “in proprio”, mentre Posca, Talotta e Daniele avrebbero omesso di sollecitare la necessità di predisporre rimedi volti a fronteggiare la crisi economica-finanziaria della società. Tutti e tre, sempre secondo le ipotesi di accusa, avrebbero tenuto i libri e le scritture contabili in maniera da non rendere possibile un’esatta ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari.

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