Crisi di Governo, Draghi accetta l’incarico con riserva: “Consapevole dell’emergenza”

Stop allo stato di emergenza

L’ex presidente della Bce, Mario Draghi, ha accettato con riserva l’incarico affidatogli dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di formare il nuovo governo. Al termine del colloquio con il capo dello Stato, Draghi ha detto che il Paese si trova in “un momento difficile, il Presidente della Repubblica ha ricordato la grave crisi sanitaria con i suoi gravi effetti sulla vita delle persone, sull’economia e sulla società”.

E ha aggiunto che “la consapevolezza dell’emergenza richiede risposte all’altezza della situazione”. “Scusate, buongiorno”. Mario Draghi annuncia di aver accettato l’invito a formare il nuovo governo da parte di Sergio Mattarella e dosa da subito realismo e speranza, rispetto per i partiti e le forze sociali, attenzione ai giovani e alla coesione sociale.

Puntualissimo, alle 12 varca la soglia del Quirinale dove Mattarella lo attende per affidargli l’incarico di dare un esecutivo al Paese; e con il Presidente si confronta per un’ora e un quarto. Poi si presenta ai giornalisti con la mascherina d’ordinanza, si scusa nel togliersela e riassume in due minuti scarsi le linee guida alle quali si atterrà prima di sciogliere la riserva.

La cornice è chiara: “il momento è difficile”. Ma l’ex presidente della Bce ringrazia il Capo dello Stato “per la fiducia” che gli ha accordato e ricorda le parole con le quali il Presidente ha spiegato la sua scelta. C’è una “drammatica crisi sanitaria, con i suoi gravi effetti sulla vita delle persone, sull’economia, sulla società”. Dunque chi è consapevole dell’emergenza sa che servono “risposte all’altezza della situazione”. Draghi assicura dunque di essere ispirato a “speranza” e “impegno” nel rispondere “positivamente all’appello del Presidente della Repubblica”.

Poi i primi contenuti. Gli obiettivi, le “sfide”, sono quattro: “vincere la pandemia, completare la campagna vaccinale, offrire risposte ai problemi quotidiani dei cittadini, rilanciare il Paese”.

L’ex presidente della Banca centrale europea indica subito lo strumento principale per affrontare tali sfide:“Abbiamo a disposizione le risorse straordinarie dell’Unione Europea”. Risorse che sono una “opportunità di fare molto per il nostro Paese”, mirando a incidere sul “futuro delle giovani generazioni” certo ma con un accenno molto importante, quello al “rafforzamento della coesione sociale”.

Poi il messaggio ai partiti. Innanzitutto il metodo, quasi più da politico che da tecnico: “con grande rispetto mi rivolgerò innanzitutto al Parlamento, espressione della volontà popolare”. Poi i l’elenco dei suoi interlocutori, non solo i partiti ma anche le parti sociali che sono la spina dorsarle del Paese: “Sono fiducioso che dal confronto con i partiti e i gruppi parlamentari e dal dialogo con le forze sociali emerga unità e, con essa, la capacità di dare una risposta responsabile e positiva all’appello del Presidente della Repubblica”.

Da oggi il premier incaricato dovrebbe cominciare dunque a svolgere le sue consultazioni, alla camera, per poi tornare al Quirinale, sciogliere la riserva, giurare e presentarsi alle Camere per chiedere la fiducia. Il Paese sta vivendo una delle sue stagioni più drammatiche, la politica è in piena tempesta, ma Draghi cerca di usare toni distesi, ripete per due volte la parola fiducia e punta su un richiamo usato spesso anche dal Presidente della Repubblica: “unità”.

L’Italia unita ce la può fare, ha ripetuto spesso dal Quirinale; la politica, sferzata ieri dalle sue parole, ha l’ultima occasione di questa legislatura di dare un governo al Paese. I partiti sono riuniti, non tutti hanno accolto a braccia aperte il tentativo di Mattarella, entro poche ore saranno consultati e dovranno dire sì o no a Draghi, sapendo che una carta più alta nel mazzo non c’è.

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