di Alessandro Manfredi – C’è grande tensione in Italia. Una tensione che è sociale e non risparmia nessun settore. Dall’economia alla politica, dagli imprenditori ai lavoratori, per finire agli Enti istituzionali ed ai cittadini.
La prospettiva di un equilibrio spezzato, poiché tenuto su da un filo sottilissimo, viene presa seriamente in considerazione dall’Intelligence Italiana. Gli effetti sono evidenti: il presidente della Regione Lombardia, Fontana, il ministro dell’Istruzione Azzolina ed il viceministro alla Salute Sileri sono finiti sotto scorta dopo minacce ricevute con diversa tipologia, ma non sottovalutata dai servizi della sicurezza nazionale. Per ora si tratta di una rabbia sociale prodotta attraverso scritte sui muri, lettere recapitate o il web, ma la situazione non può essere e non viene sottovalutata. Siamo agli albori degli effetti della pandemia sulla società e sull’economia e quello che potrebbe materializzarsi tra l’autunno e l’inverno è uno scenario molto preoccupante. Questo perché, senza girarci intorno, gli interventi finanziari dello Stato Italiano e dell’Unione Europea saranno pratici ed effettivi nel 2021 nella più ottimistica delle previsioni, quando la crescita economica si assesterà, secondo gli esperti, sopra il 5% e sarà l’inizio della vera ripresa. In parole povere, fino ad allora, diverse imprese chiuderanno e molti italiani rimarranno senza lavoro. Si prevede che i disoccupati possano diventare il doppio degli attuali in pochi mesi ed il dato è a dir poco allarmante.
La prospettiva di un equilibrio spezzato, poiché tenuto su da un filo sottilissimo, viene presa seriamente in considerazione dall’Intelligence Italiana. Gli effetti sono evidenti: il presidente della Regione Lombardia, Fontana, il ministro dell’Istruzione Azzolina ed il viceministro alla Salute Sileri sono finiti sotto scorta dopo minacce ricevute con diversa tipologia, ma non sottovalutata dai servizi della sicurezza nazionale. Per ora si tratta di una rabbia sociale prodotta attraverso scritte sui muri, lettere recapitate o il web, ma la situazione non può essere e non viene sottovalutata. Siamo agli albori degli effetti della pandemia sulla società e sull’economia e quello che potrebbe materializzarsi tra l’autunno e l’inverno è uno scenario molto preoccupante. Questo perché, senza girarci intorno, gli interventi finanziari dello Stato Italiano e dell’Unione Europea saranno pratici ed effettivi nel 2021 nella più ottimistica delle previsioni, quando la crescita economica si assesterà, secondo gli esperti, sopra il 5% e sarà l’inizio della vera ripresa. In parole povere, fino ad allora, diverse imprese chiuderanno e molti italiani rimarranno senza lavoro. Si prevede che i disoccupati possano diventare il doppio degli attuali in pochi mesi ed il dato è a dir poco allarmante.
Lo è, soprattutto, per chi in Italia è più debole degli altri sul piano economico, come lo è la Calabria, la peggiore regione in assoluto. Lo dicono i dati, che descrivono un’economia incapace di crescere negli ultimi 12 anni di crisi, nella quale è entrata dal 2008 e non vi è più uscita. Il settore dell’agricoltura e dei servizi non cresce più da due anni e si è addirittura indebolito nell’ultimo decennio. Non ci sono investimenti importanti nel settore, perché la Calabria, come spesso capita, è regione di assistenzialismo, una prassi che rappresenta l’anti-sviluppo di ogni economia. Una lieve crescita nel terziario va di pari passo ad una notevole decrescita dei bilanci degli enti istituzionali, che si tramutano in carenti servizi pubblici che compromettono il territorio a tal punto da limitare nei fatti l’unico settore in crescita, negli ultimi anni, vale a dire il turismo. Che seppur in fase di sviluppo non è sostenuto da investimenti pubblici e privati che possano far decollare settore ed occupazione.
Il lavoro è il problema della Calabria. Nessuna politica è riuscita a mutare un sistema che fa acqua da tutte le parti. Nell’ultimo anno secondo i dati Bankitalia sono aumentati gli occupati ed il trend di crescita delle imprese sane, con maggiore liquidità da investire, aveva prospettato la chance, prima del Covid, di stimolare una crescita, che seppur non straordinaria nelle proporzioni, rappresentava comunque un segnale di fiducia. Tutto questo è stato azzerato dal coronavirus ed oggi le imprese in Calabria rischiano di chiudere per buona percentuale. Sarebbe un dramma per l’economia calabrese e per l’occupazione, perché il settore in crescita del turismo è stato paralizzato dalla pandemia ed è compromessa la stagione attuale. In Calabria l’aumento dell’occupazione cresce nei mesi primaverili ed estivi e crolla nei mesi invernali, proprio perché alimentata parecchio dal turismo.
Venendo a mancare questa risorsa la Calabria avrà migliaia di nuovi disoccupati ed un tessuto socio-economico che da debole passerà a disastroso. Ecco che da tutto questo nasce il contesto nel quale si radica la rabbia sociale, un elemento delle civiltà che storicamente diviene incontrollato nel momento in cui esplode. Insomma, l’emergenza coronavirus è solo all’inizio e come si andrà dall’altra parte lo determinerà la poliica, nel bene o nel male sarà così.