Crisi governo, Di Maio: “Soluzione in 48 ore oppure si va verso il voto”

Di Maio

“Dobbiamo trovare una soluzione entro 48 ore, se delle forze politiche si vogliono avvicinare ben venga, altrimenti si scivola verso il voto”. Così Luigi Di Maio, ospite di ‘Mezz’ora in più‘, si esprime sulla crisi di governo. “Stiamo lavorando per consolidare la maggioranza sulla scorta un programma innovato”, prosegue il ministro degli Esteri M5S. “Se non ci sono i voti adesso non ci sono neanche per il Conte Ter. Se non si può fare altro, allora la parola dovrà tornare ai cittadini. Il voto di mercoledì o giovedì” sulla relazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede “è un voto sul governo”, afferma.

“Tra Conte e Renzi scegliamo Conte. Saremo leali al presidente del Consiglio. Tutte le volte che tirano in ballo il mio nome negli ultimi anni è sempre per mettermi contro Conte. Si crea una tensione tra me e Palazzo Chigi che io non voglio alimentare”, aggiunge riferendosi alla crisi innescata dalle dimissioni delle ministre di Italia Viva. “Se tra 10 giorni inizia la campagna per le politiche, è sicuro che non avremo più un governo con i poteri per muovere i ricorsi contro le case farmaceutiche e perdiamo il Recovery”, dice ancora.

“Tra Conte e Renzi scegliamo Conte. Saremo leali al presidente del Consiglio. Tutte le volte che tirano in ballo il mio nome negli ultimi anni è sempre per mettermi contro Conte. Si crea una tensione tra me e Palazzo Chigi che io non voglio alimentare”, aggiunge riferendosi alla crisi innescata dalle dimissioni delle ministre di Italia Viva. “Se tra 10 giorni inizia la campagna per le politiche, è sicuro che non avremo più un governo con i poteri per muovere i ricorsi contro le case farmaceutiche e perdiamo il Recovery”, dice ancora.

Il tema vaccino covid, con la riduzione delle dosi destinate all’Italia, è di attualità. Quello dei vaccini “non è solo un problema italiano”, c’è un contratto “che due aziende, Pfizer e AstraZeneca, non stanno rispettando: noi gli faremo causa. Faremo a livello europeo tutta la pressione che serve perché queste due aziende onorino quello che hanno firmato”, sottolinea. “E’ un rapporto perverso quello degli Stati europei che dipendono da Ceo di aziende”.

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