Crollo dei trapianti in Calabria, Aned: “Ennesima vergogna della sanità”

non vaccinate

Crollo nel 2020 dei trapianti renali in Calabria. Lo rileva l’Aned, associazione nazionale emodializzati secondo cui i dati relativi allo scorso anno evidenziano “una significativa ingiustificabile diminuzione: solo 23 trapianti contro i 40 (-42,5%) dell’anno precedente corrispondente circa all’1 % del totale nazionale. Una vera débâcle”. “Ennesima vergogna della sanità che, seppure dotata di 12 reparti di anestesia e rianimazione dei quali operativi sono solo gli Hub di Reggio, Cosenza e Catanzaro e due poli di trapianto renale – afferma il vicepresidente nazionale dell’associazione, Pasquale Scarmozzino – è incapace di soddisfare le necessità dei suoi cittadini. Se gli obiettivi preventivati con DCA 167 del 2018 sono irraggiungibili a chi giova mantenere due poli trapianto? Quando il silente direttore Dipartimento Tutela della Salute, Francesco Bevere, e il silente commissario ad acta, Guido Longo, pensano di intervenire? Da anni, denunciamo le cause di questo fallimento: scarso procurement organi e inefficienza del sistema. E mentre la Calabria arranca, altre regioni italiane pur colpite dalla pandemia in modo rilevante raggiungono risultati da record”.

Per un trapianto non bastano 24 mesi

Per un trapianto non bastano 24 mesi

“In Calabria, anche per trapianto di rene da vivente con donatore familiare – prosegue Scarmozzino – non bastano 24 mesi la dove, a Bologna, bastano meno di 2 mesi. Una nostra paziente della Locride, per tale ritardo è stata costretta intanto a ricorrere alla dialisi, peggiorando le sue già precarie condizioni per evidenti emergenti comorbilità, e, per questo, costretta a iscriversi al centro di Bologna per velocizzare il trapianto, poi eseguito con successo il 17 febbraio scorso dopo solo un mese e mezzo di attesa”. “Intanto – conclude Scarmozzino – assistiamo alla dipartita di dializzati, l’ultimo a Polistena, per rilevanti comorbilità ma con aggiuntivi patemi e disagi fisici per le troppe incrostazioni del sistema sanitario che, né il direttore del Dipartimento Tutela della Salute, né il commissario ad acta e tantomeno il ‘governatore per caso’ Nino Spirlì sanno risolvere con i necessari improcrastinabili interventi di loro competenza”.

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