Da Basso Profilo a Brooklyn, gli affari dei fratelli Sgromo con Gallo e Gigliotta

Gli imprenditori, secondo gli inquirenti avrebbero avuto stabili rapporti con le due associazioni a delinquere capeggiate da Gigliotta e Gallo

di Gabriella Passariello- Esistono più fili conduttori che legano le due operazioni della Dda di Catanzaro “Basso Profilo” e “Brooklyn”: nomi, società cartiere e organizzazioni criminali.  Gli imprenditori Eugenio e Sebastiano Sgromo avrebbero partecipato tanto all’associazione capeggiata da Umberto Gigliotta, tanto a quella facente capo, tra gli altri, ad Antonio Gallo, definito dagli inquirenti “il principino” e da poche settimane ristretto al 41bis. Una duplice associazione a delinquere, aggravata dalla mafiosità, dedita al riciclaggio, all’auto riciclaggio e a reati di natura finanziaria.

Il giro delle false fatturazioni e le società cartiere

Il giro delle false fatturazioni e le società cartiere

I magistrati della Dda di Catanzaro hanno accertato come le società riconducibili ai due fratelli Sgromo (in particolare quella afferente alla Tank srl, finita sotto inchiesta), facessero  costante ricorso alle società cartiere create in seno alle due associazioni attraverso il meccanismo delle false fatturazioni. L’analisi dei rapporti finanziari ha consentito agli uomini della Guardia di finanza di rilevare l’esistenza di trasferimenti di denaro a favore delle società cartiere già emerse nell’operazione Basso Profilo, i cui atti sono confluiti nell’inchiesta Brooklyn che oggi ha portato all’esecuzione di sei misure cautelari, di cui tre in carcere, due ai domiciliari e altri due indagati destinatari di misure interdittive. Il sistema ideato dai due gruppi criminali per frodare il fisco veniva realizzato, secondo quanto si apprende dal carteggio, mediante la creazione di società e ditte individuali, comunemente denominate “cartiere”, deputate all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, società costruite ad hoc, quasi sempre senza dipendenti, prive di una reale struttura operativa, che non versano le imposte dovute, ma hanno il solo scopo di creare un credito Iva inesistente nei confronti dell’acquirente finale, una sorta di società filtro. La funzione della società cartiere è quella di consentire ad altri operatori economici di evadere le imposte attraverso la giustificazione contabile delle cessioni di beni o prestazioni di servizi mai effettuate.

I fratelli Sgromo e gli affari illeciti con Gallo e Gigliotta

Il circuito illecito che iniziava dal pagamento della fattura fassulla, si chiudeva con la restituzione in contanti ad opera degli artefici del sistema fraudolento e a favore dell’imprenditore vero della somma pagata, opportunamente decurtata da una percentuale costituente il “prezzo” per usufruire del sistema. Le società riconducibili agli Sgromo sono risultate stabilmente inserite in questo sistema ed è stata registrata l’esistenza di uno stabile rapporto tanto con l’associazione facente capo ad Antonio Gallo tramite Andrea Leone, tanto con l’associazione capeggiata da Umberto Gigliotta tramite lo stesso Gigliotta. I fratelli Sgromo intrattenevano solidi costanti rapporti con i vertici dell’associazione, definiti stabili fruitori del sistema illecito. L’analisi delle chat sul telefono di Umberto Gigliotta fa emergere una sua conversazione con Eugenio Sgromo, intercorsa dal 9 aprile 2019 al 29 dicembre 2020,  confermando il ruolo di “fatturista” di Gigliotta verso e a favore degli Sgromo. I continui incontri che i due concordano, sono finalizzati alla restituzione del denaro contante proveniente dai bonifici per il pagamento delle Foi da parte del gruppo Sgromo. E nell’associazione rientrano, a vario titolo, secondo la Dda, tra gli altri anche Eliodoro Carducelli, Ieso Marinaro, Daniela Paonessa, Luigi Alecce, Liberato Paciullo, Raffaele Posca, ciascuno con precisi compiti.

Il ruolo dei partecipi all’associazione

Elio Carduccelli sarebbe stato l’organizzatore, incaricato di gestire giornalmente l’attività dei prelevatori, accompagnandoli agli sportelli postali o bancari per il compimento delle operazioni di prelievo, colui che recuperava il denaro prelevato e lo consegnava a Umberto Gigliotta, mentre Ieso Marinaro, Daniela Paonessa, Luigi Alecce e Liberato Paciullo avrebbero partecipato all’associazione in qualità di teste di legno, e Paciullo anche in qualità di prelevatore incaricato di compiere operazioni di sportello, così come  Raffaele Posca, al quale Gigliotta avrebbe chiesto di intervenire con i Gaglianesi per punire Liberato Paciullo. In tutto questo contesto i due fratelli Sgromo, amministratori di fatto della Tank srl, della Labarese scarl e della Eurobitume srl, avrebbero operavano in stabile sinergia con Umberto Gigliotta, rilasciando fatture per operazioni inesistenti con la creazione di costi fittizi. “Reato aggravato dalla mafiosità essendo stato commesso avvalendosi della forza di intimidazione promanante dal clan dei Gaglianesi facente capo a Pietro Procopio e della conseguente condizione di assoggettamento e di omertà nonché con finalità di agevolare le cosche dei Trapasso e dei Gaglianesi”.

Il sistema per eludere i controlli

In sostanza venivano create società fittizie proponendo soci e amministratori privi di capacità reddittuale, società sprovviste di compagine aziendale e di sede reale, per impedire di risalire al reale gestore. Venivano aperti conti correnti postali e bancari a nome di società fittizie e di prestanome nullatenenti, con i quali si ottenevano affidamenti che subito venivano monetizzati attraverso prelievi, eludendo qualsivoglia azione esecutiva volta a recuperare i crediti maturati, nonchè finanziamenti per l’acquisto di beni di lusso.

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