“Follow the money”, raccomandava Giovanni Falcone. Ed è proprio ‘seguendo i soldi’ che gli investigatori sono riusciti a disegnare, inchiesta dopo inchiesta, la mappa della presenza della mafia nella capitale. O, meglio, ‘delle mafie’, perché a Roma – come emerge dall’ultima edizione (dell’ottobre scorso) del Rapporto “Mafie nel Lazio”, realizzato dall’Osservatorio tecnico-scientifico per la sicurezza e la legalità della Regione Lazio, da decenni ‘ndrangheta, camorra, cosa nostra e gruppi locali convivono alternando rari momenti di conflittualità (anche violenta) a lunghe fasi di coabitazione.
Gli affari della ‘ndrangheta nella Capitale
Gli affari della ‘ndrangheta nella Capitale
“Tutte le strade della criminalità partono da Roma”, sentenzio’ in una famosa intervista il boss Raffaele Cutolo. E molte di queste strade sono battute dalle ‘ndrine calabresi e dai loro alleati nel grande business del narcotraffico. I Bellocco, i Marando, i Filippone, i Molè, i Piromalli si sono progressivamente radicati in città, soprattutto fuori dal Gra, attraverso un inesorabile processo di infiltrazione nell’economia legale e illegale. Il clan Filippone ha esordito già negli anni ‘90, quando alcuni componenti della famiglia si trasferirono nella zona Borgo Pio, nei pressi del Vaticano, dando vita ad un “quartier generale” di ‘ndrangheta mentre il superlatitante Pasquale Bonavota sarebbe al vertice dell’omonimo clan operativo sin dai primi anni 2000 nell’area nord. La storica famiglia dei Marando ha a lungo gestito una delle più importanti piazze di spaccio, il “Quadrilatero” di San Basilio, mentre Pasquale Vitalone a lungo ha vissuto a Sacrofano, alle porte di Roma. Nella primavera del 2022 l’inchiesta “Propaggine” ha fatto emergere per la prima volta come il clan Alvaro avesse creato una ‘locale’: sequestrate 24 tra società, ristoranti, bar e pescherie, in particolare nel quartiere Primavalle.