Dal “sogno” di Jole all’interregno di Spirlì, si chiude la legislatura più breve degli ultimi 20 anni

I duelli col governo, gli appetiti della maggioranza, il caso vitalizi, le dimissioni di Callipo e la doppia preferenza. Cronistoria politica degli ultimi 20 mesi

di Sergio Pelaia – Meno di nove mesi con in carica una presidente eletta, poi quasi un anno di interregno del suo vice non eletto. Sono evidentemente questi i due intervalli temporali che testimoniano quanto eccezionale sia stata la legislatura regionale che si sta per chiudere. Jole Santelli, eletta il 26 gennaio 2020 e prematuramente scomparsa il 15 ottobre dello stesso anno, ha segnato in maniera indelebile la storia della Calabria. La prima donna a guidare la Regione è stata suo malgrado anche la protagonista della legislatura più breve da vent’anni a questa parte, ovvero da quando è stata introdotta l’elezione diretta del presidente della giunta regionale.

Il “sogno” e i duelli col governo

Il “sogno” e i duelli col governo

L’avvento della Santelli, insediatasi il 15 febbraio con il “sogno di far conoscere la Calabria” attraverso strumenti come il criticatissimo (e costosissimo) video di Gabriele Muccino, è coinciso con la diffusione del Covid. La pandemia ha dunque, evidentemente, occupato gran parte delle preoccupazioni tanto della popolazione quanto di chi ha avuto compiti di governo. E proprio con il governo nazionale quando sembrava stesse per passare la prima ondata pandemica la presidente Santelli ingaggiò una battaglia sulle riaperture parziali – sembra passato un secolo dalla contesa sui tavolini all’aperto dei bar – che si inserì nell’eterna dialettica tra articolazioni istituzionali locali e potere centrale. Nel caso specifico finì con una sconfitta della Regione davanti al Tar ma nei mesi successivi non mancò chi riconobbe alla presidente calabrese di aver di fatto anticipato i provvedimenti che avrebbe poi adottato anche il governo nazionale.

La distanza tra Jole e la sua maggioranza

Con una Giunta in parte politica e in parte affidata a tecnici star come il “Capitano Ultimo” Sergio de Caprio e l’astrofisica Sandra Savaglio, Santelli marcò una certa distanza dal consiglio regionale e anche dalla sua stessa maggioranza. Resteranno negli annali l’arresto di Domenico Creazzo ancor prima dell’insediamento ufficiale nell’Astronave, l’elezione a presidente del Consiglio di Mimmo Tallini con un aiutino dall’opposizione – era stato indicato come incandidabile dalla Commissione Antimafia e poi è stato disarcionato dall’inchiesta “Farmabusiness” e nemmeno ricandidato – nonché il balletto delle Commissioni con la creazione di un organismo nuovo di zecca necessario a soddisfare gli appetiti – la Presidenza di una commissione garantisce un aumento dei privilegi per chi la occupa – della stessa maggioranza.

Il caso vitalizi e le dimissioni di Callipo

Le cose non sono andate meglio all’opposizione con il suo leader, Pippo Callipo, che è rimasto in consiglio regionale appena sei mesi e che ha poi rassegnato le dimissioni dicendosi in seguito talmente “disgustato” da ciò che aveva visto a Palazzo Campanella da non voler più parlare di politica. Lo stesso Callipo era stato tra i protagonisti, in negativo, del caso vitalizi. Indimenticabile la locuzione – “si illustra da sé” – con cui il capogruppo Udc Giuseppe Graziano (non) spiegò in Aula di che si trattava, così come la velocità – meno di due minuti – con cui la modifica di legge fu approvata. Si trattava dell’estensione della possibilità di ottenere il vitalizio anche ai consiglieri regionali decaduti, ma le polemiche conquistarono la ribalta nazionale e il Consiglio fu poco dopo costretto ad abrogare ciò che aveva votato. Lo stesso Callipo provò a difendere la sua ingenuità – emerse dal dibattito successivo che a sottoporgli il provvedimento da firmare era stato il capogruppo Pd Mimmo Bevacqua – e diede in beneficienza i suoi compensi, ma non resse la pressione delle critiche e lasciò definitivamente il Consiglio a fine luglio.

La doppia preferenza

La massima assemblea legislativa calabrese ha comunque approvato poco più di cento provvedimenti nel corso dell’undicesima legislatura. Nell’arco di tempo compreso tra il 26 marzo 2020 e il 10 agosto 2021 si sono tenute 22 sedute di Consiglio. Soprattutto dopo la scomparsa di Santelli, che in Aula aveva fatto dichiarazioni shock come quella sugli 800 imboscati da stanare tra i corridoi delle Regione a cui però non sono seguiti atti e fatti in quella direzione, diverse sedute sono state scandite da polemiche per provvedimenti ritenuti di natura “elettorale” e non certo indifferibili e urgenti come dovrebbero essere quelli approvati nel regime di prorogatio durato di fatto un anno. Tra questi quasi forse nessuno rimarrà nella storia, a parte l’approvazione della legge sulla doppia preferenza di genere e sulla parità di accesso alle candidature tra uomini e donne. Attesa da anni e approvata – dopo la diffida del governo – da un’Assemblea in cui siedono solo due donne, con la nuova legge nessun genere può essere rappresentato nelle liste elettorali per oltre il 60%. Così il 3-4 ottobre si possono esprimere due voti di preferenza per candidati di sesso diverso nella stessa lista.

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