Dalla peste al Covid, ognuno ha il 38% di probabilità di vivere un’epidemia

La conclusione di uno studio internazionale, secondo cui le epidemie su scala globale come quella causata dal Covid-19 non sono eventi così rari

Non è improbabile vivere nel corso di un’epidemia. La nuova analisi statistica pubblicata sulla rivista PNAS, illustra come eventi simili all’attuale pandemia da Covid-19 hanno fino al 2% di probabilità di verificarsi ogni anno. Un dato che, se spalmato su un tempo più lungo, significa che ognuno di noi ha il 38% di probabilità di sperimentare un’emergenza globale almeno una volta nella propria vita, al netto anche di possibili peggioramenti nel prossimo futuro.

Quattrocento anni di pandemie

Quattrocento anni di pandemie

Lo studio, a cura di un team internazionale, e riportato dal Quotidiano Nazionale, è stato coordinato dal prof. Marco Marani del Dipartimento Ingegneria, civile, edile e ambientale (ICEA) dell’Università di Padova. I ricercatori hanno raccolto informazioni su 476 grandi epidemie (tra cui vaiolo, peste, colera, tifo e virus influenzali) registrate su un arco temporale di quattro secoli, dal 1600 a oggi. Nell’elenco spicca il triste primato dell’influenza spagnola del 1918-1920, che stando alle stime più caute causò 50 milioni di vittime in tutto il mondo. Sul versante opposto, 145 delle pandemie prese in esame contano meno di 10 mila morti; mentre per 114 di esse non è stato possibile risalire al numero di decessi correlati. Da sottolineare che l’indagine ha escluso le malattie infettive diffuse in questo momento, tra cui Covid-19, HIV o malaria.

Non si tratta di eventi così rari

Grazie a una serie di strumenti statistici sviluppati di recente, Marani e colleghi hanno scoperto che in generale la frequenza delle epidemie varia nel corso dei secoli. Tuttavia, i modelli matematici suggeriscono che un evento estremo come la spagnola aveva una probabilità tra lo 0,3 e l’1,9% di verificarsi annualmente negli ultimi 400. Tradotto: la possibilità che accada di nuovo non è così remota come verrebbe da pensare. “L’aspetto più significativo è che grandi pandemie come il COVID-19 e l’influenza spagnola sono relativamente probabili”, ha dichiarato il coautore William Pan, della Duke University.

Rischio crescente

Pensando a quello che potrebbe aspettarci in futuro, il team ha scritto che in epoca moderna “l’insorgenza di malattie provenienti da serbatoi animali” è aumentata sotto la spinta “dei cambiamenti ambientali antropogenici [ossia causati dall’uomo, ndr]”. Da qui nascono le brutte esperienze con l’influenza suina, l’influenza aviaria, l’ebola, fino ad arrivare ovviamente al coronavirus SARS-CoV-2. Sommando queste evidenze con i risultati dello studio è dunque ipotizzabile che nei prossimi decenni, “la probabilità di osservare pandemie simili a Covid-19 […] possa raddoppiare”. Per tale ragione, si legge in conclusione sul documento, diventa sempre più importante pianificare strategie “per la sorveglianza delle pandemie su scala locale e globale”, impostando parallelamente “un’agenda di ricerca per comprendere il motivo per cui le grandi epidemie stanno diventando più comuni”.

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