Sequestrata Piazza Bilotti a Cosenza, notificati 13 avvisi di garanzia

piazza bilotti cosenza

Polizia, Guardia di Finanza e polizia locale hanno eseguito stamane un decreto di sequestro della centralissima Piazza Bilotti a Cosenza, con il sottostante parcheggio.

La piazza è al centro di due diverse inchieste coordinate dalla magistratura catanzarese. Le forze dell’ordine hanno transennato la zona, ristrutturata di recente, e fatto spostare le auto che si trovavano posteggiate nell’area sottostante.

La piazza è al centro di due diverse inchieste coordinate dalla magistratura catanzarese. Le forze dell’ordine hanno transennato la zona, ristrutturata di recente, e fatto spostare le auto che si trovavano posteggiate nell’area sottostante.

LEGGI: “Sequestro Piazza Bilotti, indagato il sindaco Mario Occhiuto”

I finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Cosenza hanno notificato 13 informazioni di garanzia nell’ambito dell’operazione, coordinata dalla Dda di Catanzaro.

L’ipotesi di reato contestata a vario titolo è falso relativo agli atti della procedura di collaudo dei lavori di intervento di riqualificazione e rifunzionalizzazione ricreativo-culturale dell’opera. Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal Gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo di regione, con il sostituto procuratore, Veronica Calcagno, e il coordinamento del procuratore aggiunto, Vincenzo Capomolla, e del Procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri.

Il sequestro, spiegano gli inquirenti, si è reso necessario al fine di scongiurare che, dal perdurante utilizzo della stessa, per manifestazioni pubbliche, potesse derivare pericolo per la pubblica incolumità. L’operazione è stata denominata denominata “Piazza Sicura” ed è stata eseguita nell’ambito delle indagini connesse alla gestione dell’appalto per la “riqualificazione e rifunzionalizzazione ricreativo-culturale di Piazza “Carlo Bilotti” e realizzazione di un parcheggio interrato” del valore di 15.755.000 euro (di cui 11.993.778,35 di finanziamento pubblico e 3.761.221,65 a carico del privato imprenditore).

Nell’ambito dell’inchiesta principale sono indagati amministratori pubblici, imprenditori, professionisti e pubblici dirigenti, a vario titolo, per falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, mancanza del certificato di collaudo, e con la previsione, per uno degli indagati, dell’aggravante di avere commesso il fatto per agevolare le attività della cosca Muto” di Cetraro.

In particolare, le indagini, svolte mediante attività tecniche d’intercettazione e minuziosa attività di riscontro documentale, avrebbero permesso di delineare le ipotesi di reati di falso finalizzati ai finanziamenti per lavori complementari e per il rilascio del certificato di collaudo, di rivelazione di segreto, posta in essere da un pubblico dipendente in relazione ad attività ispettive che dovevano essere avviate sul cantiere, e affidamento e frammentazione di incarichi sotto soglia, in modo da aggirare gli obblighi posti dalla normativa vigente in materia di appalti.

La Piazza era stata inaugurata senza il certificato del collaudo

La cerimonia pubblica di inaugurazione di piazza Bilotti di Cosenza, avvenuta il 17 dicembre 2016 alla presenza di migliaia di persone, sarebbe stata svolta in mancanza del certificato di collaudo, condizione imprescindibile all’apertura al pubblico della fruibilità della medesima opera pubblica. Il collaudo dell’opera, sequestrata stamane dalla Guardia di Finanza alla presenza di Polizia e polizia locale, formalmente eseguito in data successiva all’evento inaugurale – il 30 dicembre 2016 – secondo la ricostruzione investigativa risulta effettuato sulla scorta di un certificato ritenuto ideologicamente falso, nel quale è stata attestata la corretta esecuzione delle opere a fronte di fessure e crateri riscontrate sulle travi portanti della piazza, non ancora effettivamente riparate a quella data. Questo sarebbe avvenuto a causa della necessità di corrispondere alle pressanti richieste dell’amministrazione comunale di Cosenza, legate anche alla volontà di non spostare in un altro luogo il concerto di fine anno 2016, evento effettivamente svoltosi. Dalla indagini risulterebbe, inoltre, il deposito, nei competenti uffici della Regione Calabria e del Comune di Cosenza, di documentazione attestante prove tecniche su strutture e materiali, nella realtà non ancora effettuate.

Piazza Bilotti, a Cosenza, è stata al centro di diverse inchieste.

Già nel 2015 l’ex vicesindaco Katya Gentile aveva denunciato abusi negli appalti e sulle anticipazioni di cassa, ma poi l’inchiesta, che vedeva indagato il sindaco Mario Occhiuto, fu archiviata dal Tribunale di Cosenza. La Procura indagò in particolare sui contratti di subappalto che erano stati concessi dal Comune di Cosenza. Fu poi aperta un’inchiesta a seguito della realizzazione di un soppalco per consentire la costruzione di un ristorante Mc Donalds nella stessa struttura di Piazza Bilotti, nell’area inizialmente destinata ad ospitare solo il Museo Multimediale. E’ stata infine la Dda di Catanzaro, con l’operazione “Lande desolate”, eseguita nel dicembre del 2018, a porre ancora l’attenzione sui lavori di riqualificazione dell’area. In quel caso c’erano anche altri indagati eccellenti, come il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, accusato di abuso d’ufficio, e l’ex vicepresidente della Giunta regionale, Nicola Adamo.

L’inchiesta riguardava pure i lavori di ammodernamento dell’aviosuperficie di Scalea, sul tirreno cosentino, e degli impianti sciistici di Lorica, in Sila. Per Oliverio fu anche disposto l’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore, suo luogo di residenza. Nell’inchiesta si ipotizzano i reati di falso, corruzione e frode in pubbliche forniture. Coinvolte in tutto 16 persone, di cui 7 finirono in manette. In carcere finì l’imprenditore romano Giorgio Barbieri, che era già stato arrestato l’anno prima e che sarebbe stato vicino alla cosca di ‘ndrangheta dei Muto di Cetraro (cs). Barbieri, a sua volta, avrebbe fatto pressioni su numerosi funzionari della Regione per ottenere ingenti finanziamenti pubblici.

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