Delegittimò Gratteri, per l’accusa Lupacchini ha usato “un tono irridente e denigratorio”

La Procura ha chiesto per l'ex pg Lupacchini la conferma del trasferimento d’ufficio e la condanna alla sanzione della censura

Conferma del trasferimento d’ufficio e condanna alla sanzione della censura. È quanto ha chiesto la procura generale della Cassazione per l’ex Pg di Catanzaro Otello Lupacchini, finito a processo disciplinare per un’intervista in cui rivolse pubbliche critiche (denigratorie, secondo l’accusa) al procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, all’indomani di “Rinascita Scott”, l’operazione contro la ‘ndrangheta che aveva portato a 350 arresti.

Prossima udienza il 14 giugno

Prossima udienza il 14 giugno

“I nomi degli arrestati e le ragioni degli arresti – aveva detto Lupacchini a Tgcom 24- li abbiamo conosciuti soltanto a seguito della pubblicazione sulla stampa che evidentemente è molto più importante della procura generale contattare e informare. Al di là di quelle che sono poi, invece, le attività della procura generale, che quindi può rispondere soltanto sulla base di ciò che normalmente accade e cioè l’evanescenza come ombra lunatica di molte operazioni della procura distrettuale di Catanzaro stessa”. Secondo il rappresentante dell’accusa, il sostituto Pg Marco Dall’Olio, Lupacchini va condannato perché in quell’intervista – che gli è già costata un anno fa il trasferimento alla procura generale di Torino come semplice sostituto, provvedimento adottato in via cautelare – ha usato “un tono irridente e denigratorio” nei confronti di Gratteri ma anche degli uffici giudicanti del distretto di Catanzaro, su cui come Pg aveva all’epoca compiti di vigilanza, “senza la conoscenza degli atti” e prima che si pronunciasse su quei provvedimenti il tribunale della libertà. Per ragioni analoghe Dall’Olio ha chiesto di condannare Lupacchini anche per aver postato sul suo profilo Facebook una petizione a sostegno di un magistrato del distretto, il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, che era stato trasferito d’ufficio dal Csm a seguito di un’indagine della procura di Salerno. Secondo il rappresentante dell’accusa postare quella petizione, che conteneva espressioni “denigratorie” per il Csm, aveva il significato di un’adesione. Un fatto censurabile visto il ruolo che ricopriva di capo degli organi requirenti del distretto di Catanzaro. Nella prossima udienza, il 14 giugno, la parola passerà al difensore di Lupacchini, l’avvocato Ivano Lai, e allo stesso magistrato, che ha già letto in aula una dichiarazione: “Voglio precisare e ribadire che il mio agire è sempre stato ispirato al superiore interesse della giustizia da conseguire al prezzo del più rigoroso rispetto della legge”. (ANSA)

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