Il Tribunale del Riesame di Catanzaro (presidente Arianna Roccia, giudici Sara Mazzota e Roberta Cafiero), accogliendo il ricorso presentato dall’avvocato Raffaele Masciari, del Foro di Vibo Valentia, ha disposto l’immediata scarcerazione di Salvatore Scrivo, 27enne di Serra San Bruno, nel Vibonese. Il giovane era stato arrestato dagli agenti della Squadra Mobile di Vibo Valentia e dai poliziotti del Commissariato di Serra in quanto deteneva illegalmente 570 kg di marijuana “sativa”, destinata alla vendita. Dopo l’arresto, il 27enne era finito ai domiciliari.
Il Riesame, nell’accogliere il ricorso dell’avvocato Masciari, richiama la legge numero 242 del 2106 che “regola e promuove la coltivazione industriale di determinate varietà di canapa, introducendo norme di dettaglio che riguardano un’attività sottratta all’area dell’incriminazione, introducendo un’eccezione al divieto di coltivazione della cannabis penalmente sanzionato”. Nello specifico, la normativa in questione “consente all’agricoltore la coltivazione delle 62 varietà di cannabis sativa incluse nel catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole”. La percentuale di THC, infatti, non è risultata così alta da ritenere drogante la sostanza posta sotto sequestro. Nel ricorso, l’avvocato Masciari ha contestato il provvedimento eseguito dalla polizia, che sarebbe avvenuto “senza che la stessa conoscesse il livello di THC”.
Il Riesame, nell’accogliere il ricorso dell’avvocato Masciari, richiama la legge numero 242 del 2106 che “regola e promuove la coltivazione industriale di determinate varietà di canapa, introducendo norme di dettaglio che riguardano un’attività sottratta all’area dell’incriminazione, introducendo un’eccezione al divieto di coltivazione della cannabis penalmente sanzionato”. Nello specifico, la normativa in questione “consente all’agricoltore la coltivazione delle 62 varietà di cannabis sativa incluse nel catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole”. La percentuale di THC, infatti, non è risultata così alta da ritenere drogante la sostanza posta sotto sequestro. Nel ricorso, l’avvocato Masciari ha contestato il provvedimento eseguito dalla polizia, che sarebbe avvenuto “senza che la stessa conoscesse il livello di THC”.
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