Detenuto sequestrato e violentato nel carcere romano di Regina Coeli. L’episodio risale alla scorsa settimana e si è verificato in una sezione che ospita detenuti positivi al Covid in isolamento. Lo apprende l’Adnkronos da fonti del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che riferiscono che il detenuto è stato seguito, prima in ospedale, dove è stato subito portato, sia poi al rientro in carcere, da personale sanitario e da psicologi. Su quanto accaduto è stata aperta un’inchiesta.
I tre erano positivi al Covid
I tre erano positivi al Covid
I tre erano in una camera di pernottamento nella sezione allestita per i casi Covid: erano, infatti, risultati positivi all’inizio di aprile ed erano stati spostati lì. La vittima ha subito riferito il fatto al personale ed è scattato il protocollo: è stato portato in infermeria, poi, al pronto soccorso per gli accertamenti di natura sanitaria. E’ stato immediatamente avvisato il pm di turno e quando il detenuto è rientrato ha presentato formale denuncia. Sono in corso accertamenti su disposizione del pm che ha in mano l’inchiesta.
Il commento del Sappe
A quanto riferisce il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria sono stati due detenuti di origine slava a sequestrare e violentare l’uomo, di origine italiana, dopo averlo legato e sotto la minaccia di un coltello. “Due detenuti di origine slava, con reati di rapina ed altro, hanno sequestrato e violentato un altro detenuto, di origine italiana, ristretto per reati di droga – racconta Maurizio Somma, segretario per il Lazio del Sappe -. Grazie all’intuizione degli uomini del Corpo di polizia penitenziaria, l’uomo è stato salvato in quanto veniva minacciato con un coltello rudimentale e tenuto legato sempre con una corda rudimentale. E’ stato trasportato in ospedale, dove hanno riscontrato gravi lesioni all’ano. Un episodio vergognoso e raccapricciante certamente favorito dall’allentamento della sicurezza interna dovuto alla vigilanza dinamica”.
Nel mirino il sistema della “vigilanza dinamica”
Donato Capece, segretario generale del Sappe, punta il dito contro il sistema della “vigilanza dinamica”: “Questi sono i frutti di una sorveglianza ridotta in conseguenza della cervellotica vigilanza dinamica, dell’autogestione delle carceri e dai numeri oggettivi delle carenze di organico del Reparto di Polizia Penitenziaria di Roma Regina Coeli”. (Adnkronos)