E’ bufera sul vicepresidente e assessore alla Cultura della Regione Calabria, Nino Spirlì, dopo le frasi pronunciante in un dibattito organizzato dalla Lega a Catania in vista del processo a Salvini per il caso Gregoretti. “Userò le parole negro e frocio finché campo”: queste le parole utilizzate dal vice di Jole Santelli che hanno scatenato una polemica. Spirlì, omosessuale dichiarato, cattolico praticante, le ha dette a Catania, nell’ambito della “Pontida del Sud” promossa dal suo partito a sostegno del suo leader Matteo Salvini, indagato dalla procura del capoluogo etneo. Il vice presidente e assessore alla Cultura della Giunta calabrese ha rivendicato la libertà di utilizzare alcuni termini ai quali, quelle che a suo parere sono delle lobbies, hanno dato un significato dispregiativo. Fra queste, appunto, “negro” e “frocio”. Il video con il suo discorso ha fatto il giro del web ed è stato lo stesso Spirlì a pubblicarlo sul suo profilo Facebook.
Il Pd: “Rimuoverlo dalla vice presidenza”
Il Pd: “Rimuoverlo dalla vice presidenza”
Il Coordinamento del Forum del Pd di Cosenza ne chiede la rimozione: “Sull’onda della ricerca dell’eclatante, il vicepresidente della giunta regionale calabrese, non eletto ma nominato dall’attuale presidente Jole Santelli, benché percepisca uno stipendio dorato pagatogli da tutti i calabresi, di “colore” e gay compresi, si permette l’offesa ed il dileggio politicamente scorretti. Capiamo che la nullità dell’azione politica e del contributo pari allo zero nelle pratiche amministrative di cui dovrebbe, per ruolo, essere competente, lo spingano ad eccessi verbali vergognosi per chiunque, ma che provocano rabbia e risentimento forti se fatti nelle vesti e nel ruolo apicale, ahinoi, ricoperto dal signor Spirlì, ma crediamo che la misura sia ormai colma. Chiediamo dunque e con forza che la presidente Santelli ne ordini la rimozione immediata dall’incarico, per riportare toni e qualità dell’attività posta in essere a livelli consoni al ruolo”. Il capogruppo del Partito democratico in Consiglio regionale Bevacqua aggiunge: “Io non so come si possa ignorare che le parole sono pietre e che, così come sta accadendo da tempo nel nostro Paese, possono fomentare i peggiori istinti e la peggiore sub cultura della discriminazione: è di oggi l’arresto per violenze aggravate da odio razziale dei componenti del branco di Marsala; abbiamo tutti negli occhi il sorriso di Willi Monteiro Duarte, spezzato senza pietà. Se un rappresentante delle istituzioni – prosegue – avalla il linguaggio dell’odio, significa che c’è molto da meditare sulla selezione della classe dirigente e dovrebbe indurre a riflettere anche la presidente Santelli e la sua maggioranza. Il razzismo non è un’opinione politica: è inaccettabile e confligge con tutti i principi fondanti della nostra Costituzione e del nostro vivere civile”.
La controreplica di Spirlì
Ai commenti Spirlì replica ribadendo la sua posizione attraverso il suo profilo Facebook: ” Si scandalizzano perché difendo le parole? Tutte le parole? Allora ho ragione! Questa vola più di altre! Non mi piegherò mai alla follia nazista! Mai! Parole cancellate equivalgono ai libri bruciati dai tedeschi di Hitler”. Per Spirlì, queste lobbies vorrebbero cancellare le parole dai dizionari, “brucerebbero la Bibbia, sono nazisti, bruciano le parole, le cancellano dai dizionari”. Dunque che fare? “Dirò negro – afferma Spirlì esibendo una catenina che definisce “un po’ gay” regalategli dalle suore – fino all’ultimo dei miei giorni dirò frocio fino all’ultimo dei miei giorni. Che fanno, mi tagliano la lingua, non credo possano arrivare a tanto? Cominciamo a difendere quelle che sono le vere verità e facciamolo nel quotidiano”.