Dipendente assenteista a Catanzaro, nessuna omissione per dirigente dell’Azienda ospedaliera: assolto

Nessun abuso di ufficio per il dirigente coinvolto nella più ampia inchiesta della Procura, nome in codice "Mezzo Servizio"
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Assolto per non aver commesso il fatto.  Il gup del Tribunale di Catanzaro Sara Mazzotta ha scagionato il direttore del personale dell’ Azienda ospedale del Pugliese-Ciaccio Vittorio Prejanò, 66 anni di Catanzaro, dall’accusa di abuso di ufficio, come richiesto in aula dal pm Domenico Assumma e dai codifensori dai legali Saverio Loiero e Vittoria Aversa, nell’ambito della più ampia inchiesta, sull’assenteismo dal posto di lavoro, nome in codice “Mezzo servizio” che ha portato la Procura ad identificare un dipendente regolarmente retribuito per 15 anni, senza aver mai lavorato. Si tratta di Salvatore Scumace, 69 anni di Botricello, già rinviato a giudizio, imputato che  nel 2005 era stato assegnato al Centro Operativo Emergenza Incendi (Coei) dell’ospedale catanzarese insieme ad altri due dirigenti, il responsabile, Nino Critelli, 67 anni di Catanzaro, subentrato nel ruolo di Scumace, la responsabile del settore personale Maria Pia De Vito, 69 anni di Montepaone (LEGGI). Nei loro confronti è in corso il processo dibattimentale.

  L’estorsione aggravata

  L’estorsione aggravata

Secondo gli inquirenti e gli investigatori, che si sono avvalsi dell’esito dell’esame dei tabulati di presenza, dei turni di servizio e delle testimonianze di alcuni suoi colleghi e superiori, Scumace, pur percependo regolarmente la retribuzione, per più di 538mila euro complessivi, per oltre 15 anni non sarebbe mai andato a lavorare. Un obiettivo che sarebbe stato possibile raggiungere con condotte estorsive, portate avanti da una persona, allo stato non identificata, nei confronti dei propri superiori. In particolare nel 2005, “una persona molto distinta”, (allo stato ignota) si sarebbe introdotta senza preavviso nell’ufficio di una ex responsabile del Coei (estranea ai fatti) e, operando velate ma inequivocabili minacce all’incolumità sua e dei suoi familiari, l’avrebbe costretta a soprassedere sulle segnalazioni disciplinari nei confronti del dipendente assenteista.

Omesso controllo sulla presenza a lavoro

Ma c’è di più. Secondo le originarie ipotesi accusatorie, dopo il  pensionamento dell’ex responsabile intimidita, l’assenteismo di Scumace sarebbe proseguito indisturbato in quanto sia Critelli, subentrato  come nel Coei, che i due dirigenti pro tempore dell’Ufficio Risorse Umane tra cui Prejanò , imputati, in concorso con Scumace, per abuso d’ufficio, avrebbero omesso di adempiere ai controlli sull’effettiva presenza in servizio del dipendente, consentendogli di fatto di proseguire nel suo reiterato assenteismo. Accusa crollata alla luce del verdetto del giudice.

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