di Gabriella Passariello- A giudizio la responsabile e la vice responsabile del personale del punto vendita “Diffusione Tessile” a Feroleto Antico nel Catanzarese, finite sotto inchiesta per maltrattamenti nei confronti di otto dipendenti e lesioni personali inferte ad una di loro. Il gup del Tribunale di Lamezia Terme Emma Sonni ha accolto la richiesta formulata dal pubblico ministero Marta Agostini, alla quale si sono associati i difensori di parte civile Giacomo Enzo Costanzo Maletta e Giovanni Bardari, mandando a processo Ilaria Buzzi, 42 anni, di Catanzaro e Deborah Fulciniti, 53 anni di Catanzaro, “ree”, secondo le ipotesi di accusa di aver vessato e minacciato le loro colleghe con aggressioni verbali del tutto gratuite, tollerate per ben sette anni, dal 2013 al 2020 per paura di perdere il proprio posto di lavoro. I legali difensori Nicola Tavano ed Helenio Cartaginese, invece, hanno chiesto il non luogo a procedere con formula terminativa ampia. Nel corso dell’udienza preliminare è stata chiamata in causa in qualità di responsabile civile la Diffusione Tessile srl . Il processo nei confronti delle due imputate inizierà il prossimo 6 aprile davanti a giudice del tribunale monocratico.
Le minacce di licenziamento e le vessazioni
Le minacce di licenziamento e le vessazioni
Entrambe, secondo la Procura, non avrebbero perso occasione per insultare, minacciare e vessare le dipendenti del negozio, intimando loro che se non avessero obbedito agli ordini impartiti, sarebbero state licenziate. Avrebbero imposto i turni di lavori, perché accusate di creare problemi organizzativi e le ferie sarebbero state predisposte senza tener conto delle esigenze delle dipendenti, “ponendo continuamente in essere comportamenti prepotenti e prevaricatori”. Ai maltrattamenti si sarebbero poi aggiunte le lesioni personali, avvenute nel corso di un episodio risalente al 18 gennaio 2020, quando la responsabile e la sua vice per futili motivi avrebbero costretto una delle commesse ad occuparsi del lavoro in cassa, una mansione che non le competeva, provocandole uno stato ansioso depressivo con tremori alle mani, disfonia e crisi di pianto, giudicate guaribili in 30 giorni. Ipotesi di accusa tutte da dimostrare in dibattimento, nel corso del quale i legali difensori tenteranno di smontare il castello della pubblica accusa.