“Un sistema illecito costituito da alcuni istituti paritari e attivi nell’alta formazione artistico e musicale che orientando l’emissione di titoli, master e diplomi hanno posto in secondo piano le esigenze formative e culturali alterando il sistema dell’istruzione”. E’ quanto scrive il gip del Tribunale di Vibo Valentia nell’ordinanza cautelare con la quale all’alba di oggi sono state arrestate dieci persone mentre altre tredici risultano indagate a piede libero. Un “sistema” drogato, svelato dall’inchiesta firmata dalla Procura di Vibo guidata da Camillo Falvo, che ha messo sotto i piedi la meritocrazia dopando i concorsi pubblici e le relative graduatorie di merito. “L’indagine – ha dichiarato il procuratore di Vibo – è solo all’inizio perché dovremo accertare quante false certificazioni sono state rilasciate. In un’intercettazione si parla addirittura di venti o trentamila dal 2014”.
Carte false e assunzioni fasulle
Carte false e assunzioni fasulle
Diplomi e master falsi ottenuti senza mai frequentare un corso. Tutto a discapito di chi invece studiava e si impegnava quotidianamente per cercare di entrare nel mondo della scuola vedendosi però sopravanzare nelle graduatorie da chi aveva barato facendo carte false. Per gli inquirenti alla base di tutto c’è una vera e propria associazione a delinquere che avrebbe costituito apposite società per rilasciare queste certificazioni false. Diciannove sono state poste sotto sequestro per un valore stimato in sette milioni di euro. Un modus operandi che ha portato quindi ad assunzioni “fasulle”. Ed è lungo questa direttrice che adesso proseguirà il lavoro dei carabinieri del Comando provinciale di Vibo che nell’arco di quattro mesi hanno chiuso un indagine definita “lampo” dal colonnello Bruno Capece. “Adesso – sottolinea Falvo – bisogna andare a vedere quanti si sono avvalsi di questi certificati falsi per entrare nel mondo della scuola. Chi ha ricevuto queste attestazioni false ha commesso un reato, ha concorso nella realizzazione del fatto. Sicuramente gli conviene venire a confessare”.
L’altro elemento che l’inchiesta della Procura di Vibo ha evidenziato è la commistione tra chi doveva controllare e che invece è diventato complice del “sistema” generando corruzione e ingenti guadagni. “Nella sola giornata di oggi – rivela Falvo – i carabinieri hanno rinvenuto nella disponibilità degli indagati 700 mila euro di cui 500mila in contanti e il resto in titoli”. (mi.fa.)
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