Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici in concorso, falsità materiale commessa da privato in concorso, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico: questi i reati contestati a vario titolo nell’ambito dell’operazione “Minerva 2” a carico di altrettante persone residenti nelle province di Cosenza, Lecce, Pistoia, Milano, Bergamo, Forlì-Cesena.
Gli avvisi di conclusione delle indagini, notificati dai Carabinieri della Compagnia di Cosenza, sono stati emessi dalle Procura della Repubblica presso il Tribunale del capoluogo bruzio. Le indagini avrebbero fatto emergere l’esistenza di un sistema volto alla falsificazione ed all’utilizzo, sull’intero territorio nazionale, di diplomi apparentemente rilasciati da istituti magistrali statali e paritari della provincia di Cosenza e di Reggio Calabria, nonché da scuole di specializzazione per l’insegnamento di sostegno agli alunni portatori di handicap, dall’Istituto Nazionale Scuole e Corsi Professionali di Cosenza. I titoli di studio falsi sono stati formalmente acclusi dagli indagati alle domande per essere inseriti sia nelle graduatorie ad esaurimento, sia in quelle d’istituto per l’assunzione come insegnante nelle scuole primarie e dell’infanzia, su posto comune e sul sostegno.
Gli avvisi di conclusione delle indagini, notificati dai Carabinieri della Compagnia di Cosenza, sono stati emessi dalle Procura della Repubblica presso il Tribunale del capoluogo bruzio. Le indagini avrebbero fatto emergere l’esistenza di un sistema volto alla falsificazione ed all’utilizzo, sull’intero territorio nazionale, di diplomi apparentemente rilasciati da istituti magistrali statali e paritari della provincia di Cosenza e di Reggio Calabria, nonché da scuole di specializzazione per l’insegnamento di sostegno agli alunni portatori di handicap, dall’Istituto Nazionale Scuole e Corsi Professionali di Cosenza. I titoli di studio falsi sono stati formalmente acclusi dagli indagati alle domande per essere inseriti sia nelle graduatorie ad esaurimento, sia in quelle d’istituto per l’assunzione come insegnante nelle scuole primarie e dell’infanzia, su posto comune e sul sostegno.
L’operazione di oggi fa seguito alla prima fase d’indagine culminata nel novembre 2017 con la notifica di altri avvisi di conclusione delle indagini preliminari a carico di 33 persone indagate per i reati di falsità materiale ed ideologica, avendo presentato diplomi scolastici contraffatti in provveditorati ed istituti comprensivi in tutta Italia.
La risonanza mediatica ottenuta dalla prima parte dell’indagine Minerva ha indotto i dirigenti scolastici a svolgere più approfonditi controlli sui titoli presentati dagli aspiranti insegnanti, in modo da assicurare il rispetto dei requisiti minimi previsti dalla normativa vigente in materia di insegnamento. Due dirigenti scolastici, in particolare, dopo controlli che hanno fatto emergere la falsità dei titoli magistrali presentati agli istituti di competenza da 5 aspiranti insegnanti, hanno provveduto a segnalare l’anomalia direttamente ai Carabinieri di Cosenza, impegnati nelle indagini.
Al fine di verificare altre posizioni sospette, gli inquirenti hanno avviato una stretta collaborazione con i dirigenti scolastici interessati, attraverso un fitto scambio di informazioni. Partendo dagli elementi raccolti, si è successivamente proceduto ad effettuare, su tutto il territorio nazionale, controlli incrociati, testimonianze, acquisizione di documentazione negli Uffici Scolastici Regionali e negli Istituti scolastici. L’attività si è conclusa oggi con l’emissione di 25 avvisi di conclusione delle indagini preliminari che si vanno ad aggiungere ai 33 già emessi nel novembre del 2017.
Sarebbe un 69enne di Mangone (Cs), l’autore dei falsi diplomi presentati da decine di persone per poter accedere all’insegnamento nelle scuole. La “stamperia” è stata individuata dai Carabinieri di Cosenza nell’ambito dell’inchiesta che stamane ha portato alla notifica di 25 avvisi di conclusione indagini in diverse regioni d’Italia, in aggiunta ai 33 notificati in precedenza. Il 25 gennaio 2018 è stata effettuata una perquisizione domiciliare nell’abitazione del presunto artefice delle falsificazioni che ha permesso di rinvenire un vero e proprio “diplomificio”, una centrale del falso organizzata con diversi computer, stampanti e vario materiale informatico, nonché copie cartacee di diplomi già falsificati.
Nel corso delle operazioni tutto il materiale è stato posto sotto sequestro anche per impedire all’uomo di continuare nell’attività illecita. In particolare, sono state rinvenute 30 stampe di diplomi apparentemente rilasciati dall’Istituto Nazionale Scuole e Corsi Professionali, compilati con nominativi di insegnanti già emersi nel corso dell’operazione per aver utilizzato titoli falsi, nonché 2 risme di carta pergamenata per diplomi, in bianco, pronte per la stampa.
A conclusione delle successive verifiche, così come riportato sull’avviso di conclusione delle indagini preliminari, al pensionato di Mangone è stata contestata la contraffazione di 22 titoli di studio utilizzati dagli indagati nelle istanze presentate ai vari istituti scolastici e Uffici scolastici regionali.
Da quanto emerso dalle dichiarazioni rese agli inquirenti da un’ indagata, il falsario,tramite un intermediario, avrebbe chiesto alla donna la somma di 3.000 euro in cambio del titolo falso. L’attività, condotta in stretta sinergia con gli U.S.R.-A.T.P. di tutta Italia, ha già portato all’allontanamento di molti degli insegnanti in possesso di titoli falsi, che esercitavano la professione abusivamente, garantendo in tal modo a docenti in regolare possesso delle abilitazioni all’insegnamento di assumere il posto di lavoro.