Diritto all’istruzione, dalla Calabria una petizione per le scuole aperte

scuola covid

Sono oltre 100 le firme di personalità del terzo settore, della scuola, della politica, delle istituzioni e della società civile che hanno fatto appello al ministero dell’Istruzione per la riapertura delle scuole superiori in Calabria, chiedendo nel contempo al presidente facente funzioni della Regione di modificare l’ultima ordinanza che esclude possibilità di didattica in presenza. Una petizione in cui si mette in evidenza come “la Regione Calabria risulti essere ai primi posti per tasso di povertà educativa, e sottolineato come il ricorso alla didattica digitale a distanza equivale ad escludere dal diritto costituzionale dell’istruzione larghe fasce di giovanissimi studenti, in particolare di coloro che vivono in aree interne caratterizzate dall’assenza di stabile copertura di rete internet, così come di chi proviene da famiglie disagiate non dotate in casa di strumenti informatici idonei a concrete attività di didattica a distanza”. “Anche perché – si legge ancora – al di là dei proclami sono ancora numerosissimi gli allievi che non hanno ricevuto gli annunciati tablet o pc”.

Cinque sono le richieste che vengono poste all’attenzione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, della ministra per l’Istruzione Lucia Azzolina, del ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia e al presidente facente funzione della Regione Calabria Nino Spirlì:

Cinque sono le richieste che vengono poste all’attenzione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, della ministra per l’Istruzione Lucia Azzolina, del ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia e al presidente facente funzione della Regione Calabria Nino Spirlì:

  • Rivedere l’ordinanza regionale di chiusura generalizzata, limitandola alla sola settimana dal 26 al 31 ottobre
  • Consentire alle scuole di programmare una riapertura parziale a partire da quella già prevista dall’ultimo Dpcm del 25%, relativamente ai vari contesti territoriali specifici, in base a un piano strutturato e potenziato dei trasporti, provvedendo quindi ad un maggiore scaglionamento delle uscite e delle entrate;
  • Garantire in Calabria il diritto all’istruzione in presenza degli alunni con disabilità e con sindrome di Down per i quali una didattica inclusiva e partecipata in presenza è un elemento irrinunciabile;
  • favorire l’uso dei test salivari rapidi diffusi tra la popolazione studentesca e tra il personale scolastico al fine di prevenire eventuali contagi e ridurre il peso degli stessi sulle strutture sanitarie pubbliche e private della Regione
  • Monitorare gli effetti di tale misura di riduzione parziale della didattica in presenza con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati.
  • Tra i primi firmatari della petizione Francesco Mollace, Massimo Iiritano, Federica Roccisano, Lucia Ambrosino, operatori della Comunità Educante calabrese, impegnati da anni per contrastare la povertà educativa in Calabria, ma anche Nunzia Coppedè della Fish Calabria, Gianni Pensabene, portavoce del Forum del Terzo Settore Calabrese e Don Giacomo Panizza della Comunità Progetto Sud. Molti i dirigenti scolastici, gli insegnanti, i genitori, gli studenti e i rappresentanti delle istituzioni, come i senatori Antonio Viscomi e Bianca Laura Granato e i consiglieri regionali Nicola Irto e Libero Notarangelo. Esponenti del sindacato calabrese, nelle persone dei segretari generali Santo Biondo della Uil e Angelo Sposato della Cgil, e delle Università Calabresi, Nicola Fiorita dell’Unical e Consuelo Nava dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria; il presidente dell’ordine degli assistenti sociali della Calabria, Danilo Ferrara, sindaci, amministratori locali e tanti altri membri della “comunità educante” ogni giorno impegnati per il benessere delle calabresi e dei calabresi: tutti a chiedere una rimodulazione di quanto disposto dalla Regione.

    I sottoscrittori ritengono sia “fondamentale garantire una parte di didattica in presenza per non creare situazioni inaccettabili di disuguaglianza sociale tra gli studenti, tenendo conto che relegare gli adolescenti nel chiuso della loro casa, privandoli della socializzazione con i compagni e della formazione in presenza, ha delle conseguenze drammatiche nei processi di crescita come hanno spiegato autorevoli scienziati di livello internazionale, che hanno evidenziato come non siano le scuole i luoghi principali di diffusione del contagio”.

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