di Carmen Mirarchi
Il prossimo 25 marzo il Consiglio regionale tornerà a discutere della proposta di legge sulla doppia preferenza di genere. La mancata approvazione dello scorso 11 marzo è stata da molti (associazioni, sindacati, politici, liberi cittadini) considerata una vergogna. Non si tratta infatti di una proposta meramente politica ma di un atto di rivoluzione sociale. L’approvazione porterebbe più donne ai vertici della politica regionale e potrebbe porre le basi di una vera realizzazione di quell’uguaglianza che in Italia ed in Calabria stenta a realizzarsi.
Il prossimo 25 marzo il Consiglio regionale tornerà a discutere della proposta di legge sulla doppia preferenza di genere. La mancata approvazione dello scorso 11 marzo è stata da molti (associazioni, sindacati, politici, liberi cittadini) considerata una vergogna. Non si tratta infatti di una proposta meramente politica ma di un atto di rivoluzione sociale. L’approvazione porterebbe più donne ai vertici della politica regionale e potrebbe porre le basi di una vera realizzazione di quell’uguaglianza che in Italia ed in Calabria stenta a realizzarsi.
C’è ancor chi sostiene che non ci sia la necessità di approvare tale proposta “perché tanto ormai le donne se vogliono si candidano e vincono”, “perché tanto ormai le donne hanno gli stessi diritti degli uomini e se non raggiungono i vertici e solo per mancanza di qualità”. A questi mostriamo qual è la condizione attuale delle donne nel nostro paese e nella nostra regione.
In che quadro come si inserisce il voto del prossimo 25 marzo in Calabria in merito alla doppia preferenza di genere?
Da poco è trascorsa la festa delle donne. Annunci, messaggi di auguri, incontri. La festa è finisce e si torna alla normalità. Notizie di cronaca devastanti, leggi non approvate, sentenze che lasciano sgomenti.
Ecco le ultime notizie di cronaca in Calabria: Tenta di di uccidere la moglie dandole fuoco, dopo averle cosparso addosso del liquido infiammabile, mentre la donna era in auto. Una donna di 40 anni, per oltre un ventennio, sarebbe stata in balia di due aguzzini che l’hanno tormentata, usandole violenze, fisiche, sessuali e morali, d’ogni genere. Ha abusato per 2 anni della figlia della convivente, fin da quando aveva 11 anni, ma la denuncia della madre l’ha fatto finire in carcere.
Queste sono solo le notizie di cronaca calabresi. Le sentenze a livello nazionale che lasciano senza fiato?
Il tribunale di Genova ha condannato solamente a 16 anni Javier Napoleon Pareja Gamboa, ecuadoriano che nell’aprile del 2018 aveva ucciso la sua compagna. La colpì con diverse coltellate al petto dopo aver scoperto che non aveva mantenuto la promessa di lasciare l’amante. Ed è proprio a causa di questo che il giudice ha deciso di non accettare la richiesta del pm che aveva proposto una pena di 30 anni per l’uomo. Dimezzata anche la pena di Michele Castaldo, omicida dell’ex compagna Olga Matei, in base alla presunta ‘tempesta emotiva’ che lo avrebbe spinto all’omicidio.
Se facessimo una carrellata dei casi che hanno indignato le donne di tutto il mondo potremmo scrivere forse mille volumi.Stiamo facendo forse troppi passi indietro in merito a diritti delle donne e alla tutela della loro incolumità?
Le donne indietro ancora anche da un punto di vista retributivo
Avete mai sentito parlato del divario retributivo. Si ha quando un lavoratore guadagna più di un altro. Le differenze salariali esistono, non sono vietate né fra donne e uomini. In molti Paesi le donne hanno in media uno stipendio orario parecchio inferiore a quello dei loro colleghi maschi. Le donne non hanno il tempo materiale per guadagnare (molto) di più viste che hanno sempre più responsabilità familiari. Da ricordare che spesso sono vittima di molestie da parte degli uomini, con conseguenze che possono anche portarle a lasciare il lavoro a causa dello stress. Ci sono molte ragioni dietro alle scelte lavorative delle donne e queste nel tempo hanno contribuito a tenere gli stipendi delle lavoratrici a un livello basso. Quando il divario salariale di genere è (troppo) ampio, le aziende, i partiti politici, il parlamento e il governo hanno il dovere di fare qualcosa. Tra le iniziative possibili possiamo citare: la promozione di un equilibrio adeguato vita-lavoro, la fornitura di sufficienti opportunità di formazione e training per tutte le fasce d’età
Le donne guadagnano in meno rispetto ad un uomo circa il 23 %. Secondo recenti stime, inoltre, con ogni nascita le donne perdono in media il 4% del loro stipendio rispetto a un uomo; per il padre il reddito aumenta invece di circa il 6%.
Donne ai vertici. Se ci sono non contano nulla
Il 57% degli Organi Amministrativi delle aziende eccellenti è costituito esclusivamente da uomini. Nel restante 43% è presente una componente femminile, che però, in molti casi, si limita ad una presenza “obbligata” per le “quote rosa”. Dal punto di vista della politica il potere non è sicuramente rosa. La disparità di genere si allarga sempre di più. Le donne difficilmente entrano nella stanza dei bottoni e quando lo fanno, non li pigiano ma si limitano a guardare. Le donne non hanno mai la possibilità di prendere davvero le decisioni più importanti.
La proposta sulla doppia preferenza di genere deve essere un primo passo.
Più donne in Consiglio regionale non deve significare una presenza numerica ma una presenza decisionale. L’eventuale approvazione del 25 marzo deve essere un punto di partenza per una rivoluzione culturale che a quanto pare in Calabria stenta ad arrivare, così come nel resto del Paese.
Le donne non vogliono essere un numero ma vogliono contare realmente. In questi casi l’unico e vero antidoto contro l’egemonia maschile è solo l’unione. Una sola donna in Consiglio regionale è una vergogna. Il gap da colmare è troppo pesante, serve una rivoluzione. Il 25 marzo è uno start, la maratona sarà lunga e chissà magari un giorno in Calabria vedremo il primo Governatore donna.
redazione Calabria 7