di Gabriella Passariello- Da più di un anno la famiglia Medici e i loro affetti più cari attendono ancora di sapere se dentro quella bara che è stata loro consegnata ci sia veramente il corpo del papà, dello zio, del marito, dell’amico, che ha perso la vita a causa del Coronavirus il 19 aprile 2020, in circostanze non ancora del tutto chiare. La moglie di Mario Medici, Anna Fata, di 61 anni, nata a Cosenza, sta portato avanti la sua battaglia per venire a capo della verità insieme all’avvocato del foro di Catanzaro Salvatore Savastano che la sta assistendo in questo doloroso percorso, denunciando i fatti ai carabinieri del capoluogo di regione, che hanno poi trasferito gli atti per competenza alla Procura di Bergamo, dove la famiglia Medici risiede, aprendo un’inchiesta per omicidio colposo.
Da un semplice febbre al tragico epilogo
Da un semplice febbre al tragico epilogo
Mario, 65enne, da qualche giorno aveva la febbre e su indicazione del medico di base era stato ricoverato all’ospedale bergamasco il 25 marzo dell’anno scorso. Nel nosocomio c’era andato con le sue gambe: a parte lo stato febbrile, secondo quanto riferito nella denuncia, non presentava alcun sintomo che potesse compromettere il suo stato di salute. I familiari potevano vederlo e sentirlo tramite cellulare, in piena pandemia da Covid-19 era vietato, come lo è tuttora, fornire qualunque tipo di assistenza ai propri congiunti, se non quel telefono che Mari si era portato dietro, l’unico strumento per ridurre le distanze. Dopo solo tre giorni dal ricovero, però, la notizia dolorosa: ad Anna viene chiesto di salutare il marito perché stava per essere trasportato in terapia intensiva per essere sottoposto a cure più invasive. Nel periodo successivo sia Anna che i suoi hanno ricevuto informazioni rassicuranti sullo stato di salute di Mario, tanto che il primo aprile 2020, i medici riferivano loro che lo stavano trasferendo in Germania (all’epoca dei fatti Bergamo era uno degli epicentri della pandemia in Italia e i convalescenti venivano trasferiti in altri ospedali). Una dottoressa, avrebbe fatto da tramite per mantenere i rapporti tra l’ospedale tedesco e i familiari del paziente. Poi la chiamata che nessuno avrebbe mai voluto ricevere: il 19 aprile la stessa dottoressa informa Anna che il marito è morto nella notte. Un dolore senza fine, acuito dal referto dell’esame autoptico, effettuato in Germania, che riportava un’altezza, un peso e un colore degli occhi diverso da quello di Mario.
I dubbi sulla salma e la riesumazione
Sconvolti dal contenuto di quell’esame e dalle inevitabili sofferenze legate al fatto di non poter sostenere con certezza che la salma riposta in quel loculo intestata a Mario Medici appartenesse veramente a lui, hanno provato a chiedere spiegazioni all’Azienda ospedaliera di Bergamo e analizzando scrupolosamente le carte legate al suo ricovero, emergevano, ulteriori incongruenze che hanno fatto aumentare i loro dubbi. Dalla cartella clinica risultava che il marito di Anna nel 2009 aveva avuto l’installazione di stant per Ima e che nel corso del 2019 aveva subito un intervento di paratiroidectomia. Ma Mario non aveva mai subito alcun intervento ed aveva un cuore sanissimo. Le perplessità sul fatto che la salma consegnata, sulla cui targa è stata tra l’ altro apposta anche una data di morte sbagliata, possa appartenere al marito di Anna si sono fatti sempre più forti e i sospetti si sono amplificati nel momento in cui i familiari ripensano alla storia clinica dell’uomo, una di quelle storie che fanno sperare ad una guarigione a breve termine e non ad un epilogo così drammatico. La Procura di Bergamo su sollecitazione dei familiari di Mario e del loro legale, ha disposto la riesumazione della salma, l’unico strumento per stabilire la vera identità di quel corpo, a cui mancano anche alcuni organi. La famiglia attende gli esiti dell’autopsia per fare chiarezza in questa drammatica vicenda.