di Danilo Colacino – Lo abbiamo scritto, riscritto e scritto ancora una volta, magari venendo perfino tacciati di provincialismo, ma fin da subito abbiamo detto che la partita per le Regionali del prossimo 26 gennaio si giocava, una volta tanto, tutta nel capoluogo. Dato rilevante che non si registrava da ben 10 anni, 15 addirittura se ci si riferisce al momento esatto dell’ufficializzazione delle candidature, vale a dire dai tempi del governatorato Loiero.
Dopo l’esperienza dell’ex ministro e ‘progenitore’ del Pd la città dei Tre Colli aveva infatti espresso al massimo qualche competitor senza però alcuna concreta chance di vittoria. Un lungo digiuno quindi, politicamente parlando, spezzato adesso dal derby stracittadino fra l’attuale sindaco e presidente della Provincia catanzarese Sergio Abramo e un insigne magistrato, peraltro ‘figlia d’arte’ nella competizione in questione. E già, perché la togata di cui parliamo ha come padre il primo presidente della Regione del Nuovo Millennio che risponde al nome di Giuseppe (Peppino per gli amici).
Dopo l’esperienza dell’ex ministro e ‘progenitore’ del Pd la città dei Tre Colli aveva infatti espresso al massimo qualche competitor senza però alcuna concreta chance di vittoria. Un lungo digiuno quindi, politicamente parlando, spezzato adesso dal derby stracittadino fra l’attuale sindaco e presidente della Provincia catanzarese Sergio Abramo e un insigne magistrato, peraltro ‘figlia d’arte’ nella competizione in questione. E già, perché la togata di cui parliamo ha come padre il primo presidente della Regione del Nuovo Millennio che risponde al nome di Giuseppe (Peppino per gli amici).
Figura eminente e molto apprezzata, che dopo l’esperienza alla guida del più importante ente locale territoriale ricoprì anche prestigiosi incarichi nazionali. Sfida in famiglia o per meglio dire nel territorio, allora, per superare l’impasse (leggasi ostacolo all’unione, o riunione, del centrodestra con il rischio di una possibile divisione sulla falsariga di quanto avvenuto a Lamezia) del veto posto dalla Lega all’alfiere forzista Mario Occhiuto ad avviso del vertice del Carroccio gravato dal troppo pesante fardello di alcune inchieste giudiziarie a suo carico.
A Cosenza, però, non mollano la presa e si giocano tutte le carte per ‘salvare’ la candidatura Occhiuto. Un tentativo che parrebbe una mission impossibile, anche se le vie della Politica sono infinite e il Cav per giunta non è certo tipo da subire diktat.
Nemmeno da parte di ‘Capitan Salvini’. La sensazione, tuttavia, è che tra i due litiganti, uomini, Abramo e Occhiuto la possa spuntare il terzo ovvero la Chiaravalloti. Prima lady, in questo caso first nel senso pieno del termine, che potrebbe dimostrare come anche in Calabria i tempi per il gentil sesso al potere siano finalmente maturi.
Sarebbe proprio un bel segnale, successivo al tentativo (lodevole, peraltro), andato a vuoto un lustro fa, con l’investitura del deputato Wanda Ferro. Altra donna di spessore, che al tempo fu oggettivamente ‘sacrificata’ in una situazione difficile essendo il periodo in cui la coalizione pagava l’infausto epilogo dell’era Scopelliti.