L’EDITORIALE | La solitudine del commissario Longo, foglia di fico del ministro Speranza

Il Governo lo ha mandato in Calabria per risolvere i problemi della sanità salvo poi lasciarlo solo al proprio destino: senza sub-commissari (ancora da nominare) e senza personale
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di Mimmo Famularo – Super poliziotto, ex funzionario del ministero dell’Interno, una lunga carriera da questore e da prefetto. “Uomo delle Istituzioni” e “servitore dello Stato”. Guido Longo è il fuoriclasse che il Governo ha spedito in Calabria per risolvere i problemi della sanità. Peccato però che il tanto decantato ministro della Salute Roberto Speranza tra un’intervista a Fabio Fazio e un’altra a Mara Venier non abbia ancora fornito uomini e mezzi per affrontare la sfida delle sfide nella terra laddove altri prima di lui hanno fallito.

Dove sono i sub-commissari?

Dove sono i sub-commissari?

Si è insediato a fine novembre e da allora aspetta la nomina dei due sub-commissari e di quei venticinque consulenti che l’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari, voleva affibbiargli tramite la sola lettura del curriculum. Longo è però prima di tutto uno “sbirro” non si fida e fa bene. Oltre al curriculum ha preteso il colloquio perché i suoi collaboratori vuole vederli in faccia, conoscerli, prima ancora di assumerli. Longo è uno testardo e questa scommessa vuole vincerla. Chi invece sembra aver abbandonato al suo destino la Calabria è proprio quel Governo che di figuracce in materia di commissariamenti e commissari ne ha collezionato parecchi negli ultimi mesi. E dopo le grottesche vicende di Cotticelli e Zuccatelli, serviva evidentemente una foglia di fico per ricoprirsi dalla vergogna e un simbolo sul quale scaricare le proprie responsabilità. Così si sta chiedendo a Guido Longo di trasformarsi in un super eroe e nella solitudine completa di coprire l’incapacità altrui che risiede nei palazzi romani ma anche nei corridoi della cittadella regionale.

Come il generale Dalla Chiesa

Intanto il Covid avanza, le terapie intensive rischiano il collasso, la campagna di vaccinazione viaggia a rilento, i livelli essenziali di assistenza restano al minimo sindacale e il debito una montagna da scalare. Longo è riuscito a nominare i manager delle aziende sanitarie chiudendo il manuale Cencelli e mettendo a tacere i mugugni della politica locale. Un testardo e un uomo determinato a far valere il principio della sicurezza e della legalità. Da settimane denuncia pubblicamente il suo isolamento. Chiede ciò che gli è stato promesso e non ancora dato. Perché un uomo solo al comando della sanità calabrese può al massimo fare il parafulmine del ministro Speranza e di chi nel ministero della Salute continua ad operare e a decidere (o non decidere) dietro le quinte. E mentre Roma fa silenzio, in Calabria Guido Longo somiglia sempre di più al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, il prefetto di ferro mandato a Palermo per sconfiggere la mafia senza armi e senza personale. Solo e abbandonato al suo destino.

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