Non conoscevo Pippo Callipo se non di nome. L’ho ascoltato nell’incontro con il segretario del PD Nicola Zingaretti che ha schierato il partito a suo sostegno e mi è piaciuto molto. Quelle come me abituate ad ascoltare professionisti della politica, per sostenerli alle elezioni, rimangono colpiti da parole di verità fuori dal politichese, dalla concretezza e soprattutto dall’amore per la nostra terra. Il problema dei calabresi è che non amiamo abbastanza la nostra terra, non abbiamo fiducia in noi stessi, pensiamo che tanto non cambia nulla chiunque vada a gestire il potere.
Ci mancano esperienze positive, fatti concreti, simboli di resistenza. Pippo Callipo ha contribuito molto a cambiare l’idea della Calabria nel mondo è un’eccellenza della nostra terra. Ho sempre pensato che le classi dirigenti calabresi, quelle dei partiti per intenderci, abbiano pesanti responsabilità nel diffondersi, negli anni, di un’immagine negativa, di quel sentimento di ostilità nei confronti della Calabria, terra di mafia, di ndrangheta e di corrotti. Questo è il primo stereotipo che dobbiamo abbattere se vogliamo nascere a nuova vita.
Ci mancano esperienze positive, fatti concreti, simboli di resistenza. Pippo Callipo ha contribuito molto a cambiare l’idea della Calabria nel mondo è un’eccellenza della nostra terra. Ho sempre pensato che le classi dirigenti calabresi, quelle dei partiti per intenderci, abbiano pesanti responsabilità nel diffondersi, negli anni, di un’immagine negativa, di quel sentimento di ostilità nei confronti della Calabria, terra di mafia, di ndrangheta e di corrotti. Questo è il primo stereotipo che dobbiamo abbattere se vogliamo nascere a nuova vita.
Per anni generazioni di politici hanno mantenuto con la Calabria un rapporto di sudditanza: il collegio elettorale da una parte, la famiglia, gli affetti, fuori dalla regione forse per migliori opportunità o condizioni di vita. Iniziava quell’emigrazione intellettuale, dei cervelli, dei giovani che oggi è il debito più grande che la Calabria deve pagare ai calabresi.
” Io resto in Calabria” è, quindi, denso di significato identitario e rivoluzionario per una terra dalla quale si è sempre partiti per dura necessità o per scelta consapevole. Restare in Calabria e creare le condizioni per farlo è il miglior programma elettorale da scrivere insieme con tutti quelle donne ed uomini che mettono da parte interessi personali e si mettono a disposizione del bene comune. Bene ha fatto il PD a scegliere di sostenere Pippo Callipo quale candidato alla Presidenza della regione. Ricordo con nostalgia il vecchio PCI vincere le elezioni ogni qual volta usciva dal recinto dell’apparato di partito (pur degnissimo in molti casi) per candidare “indipendenti di sinistra” personalità della società civile, delle professioni altre dalla politica. Le elezioni del 26 gennaio non sono elezioni politiche nazionali né europee. In campo ci saranno persone in carne ed ossa volti conosciuti e non credibili, affidabili, esperienze di vita concreta e successi realizzati. Quale candidato migliore poteva sostenere il PD? Qualcuno sostiene che bisognava candidare un giovane. Trovo questa discussione piena di ipocrisia cui dovrebbero sottrarsi proprio i giovani perché la modestia è una virtù e la voglia si conoscenza e di sapere deve essere la bussola che guida la loro vita. I giovani si devono organizzare per cambiare il mondo ed hanno bisogno dei padri quando sono presenti per aiutarli a farlo.
Elena Bova circolo PD Catanzaro ovest
Per anni generazioni di politici hanno mantenuto con la Calabria un rapporto di sudditanza: il collegio elettorale da una parte, la famiglia, gli affetti, fuori dalla regione forse per migliori opportunità o condizioni di vita. Iniziava quell’emigrazione intellettuale, dei cervelli, dei giovani che oggi è il debito più grande che la Calabria deve pagare ai calabresi.
” Io resto in Calabria” è, quindi, denso di significato identitario e rivoluzionario per una terra dalla quale si è sempre partiti per dura necessità o per scelta consapevole. Restare in Calabria e creare le condizioni per farlo è il miglior programma elettorale da scrivere insieme con tutti quelle donne ed uomini che mettono da parte interessi personali e si mettono a disposizione del bene comune. Bene ha fatto il PD a scegliere di sostenere Pippo Callipo quale candidato alla Presidenza della regione. Ricordo con nostalgia il vecchio PCI vincere le elezioni ogni qual volta usciva dal recinto dell’apparato di partito (pur degnissimo in molti casi) per candidare “indipendenti di sinistra” personalità della società civile, delle professioni altre dalla politica. Le elezioni del 26 gennaio non sono elezioni politiche nazionali né europee. In campo ci saranno persone in carne ed ossa volti conosciuti e non credibili, affidabili, esperienze di vita concreta e successi realizzati. Quale candidato migliore poteva sostenere il PD? Qualcuno sostiene che bisognava candidare un giovane. Trovo questa discussione piena di ipocrisia cui dovrebbero sottrarsi proprio i giovani perché la modestia è una virtù e la voglia si conoscenza e di sapere deve essere la bussola che guida la loro vita. I giovani si devono organizzare per cambiare il mondo ed hanno bisogno dei padri quando sono presenti per aiutarli a farlo.
Elena Bova circolo PD Catanzaro ovest