di Maria Teresa Improta – Franco Pichierri rappresenta la storia della Democrazia Cristiana cosentina. Ha scelto di scendere in campo come candidato alla carica di sindaco della città di Cosenza per mettere a disposizione della collettività le proprie competenze maturate in decenni di militanza. Sostenuto da due liste, Democrazia Cristiana e Noi con l’Italia, tiene a precisare di non avere mai avuto “padrini e padroni”. Il suo esordio in politica risale agli anni dell’adolescenza. “Avevo 16 anni, facevo il chirichetto nella chiesa di San Francesco di Paola di Cosenza, in corso Plebiscito, – racconta Pichierri – e un frate, padre Biagio, mi chiese di scrivere una richiesta a una ragazza madre per avere un contributo dalla Cassa di Risparmio che all’epoca dava 100.000 lire alle famiglie bisognose. Quando la signora mi incontrò dicendomi che aveva ricevuto il denaro fu un’emozione così grande che mi spinse a impegnarmi nel sociale. Abitavo sotto la sezione Alberto Serra della Democrazia Cristiana e iniziai a frequentarla perché volevo fare qualcosa per gli altri, per i miei concittadini più deboli. Mi trovai così ad essere il militante di un partito che ritengo ancora oggi autorevole”.
Il ritorno ai partiti
Il ritorno ai partiti
“Sono stato segretario di sezione, segretario cittadino, dirigente regionale, dirigente dei giovani democristiani, conobbi Casini, Follini con i quali siamo ancora amici. Avverto che c’è un ritorno ai partiti, recinti di ideali culturali. Dopo l’esperienza negativa del Movimento 5 Stelle ci si rende conto che i partiti sono l’unica struttura democratica di interfaccia tra i cittadini e il Governo, lo dice la Costituzione. Questa esigenza mi ha convinto a candidarmi dopo 15 anni di assenza dal Comune di Cosenza, dove sono stato sia consigliere comunale sia assessore. E’ un mio dovere civico, essendo un cattolico non posso stare a guardare dalla finestra, ma devo metterci la faccia. Qualcuno è migrato dalle liste di Occhiuto alle mie, perché il contenitore ideologico è simile, abbiamo una matrice comune di centrodestra. Io però chiedo il voto sull’idea, non sulla persona”.
“Rischiamo di perdere i fondi della metro per ritardi e varie contrapposizioni. Se dovesse esserci ancora l’opportunità di realizzare un meccanismo di mobilità efficiente per il prossimo futuro – afferma il candidato sindaco Pichierri – io non farei più una metro su rotaia perché ritengo sia problematica e costosa. E’ facile immaginare che con pochi utenti le perdite sarebbero di milioni di euro l’anno, costi che poi andrebbero a ricadere sul cittadino. Per questo motivo penso a un sistema di trasporti integrato, con bus elettrici, rimodulando la natura della metropolitana”.
“Separare la cronicità dalle acuzie penso sia una soluzione. Propongo un tavolo permanente tra Comune e Regione Calabria per realizzare un ospedale per le acuzie nell’area dell’Università della Calabria dove c’è già un polo tecnologico scientifico (con i prestigiosi corsi di Farmacia, Chimica, Microbiologia) che continuerà a crescere vista la recente istituzione della facoltà di Medicina e Chirurgia. Tutte le attività dell’emergenza/urgenza le trasferirei lì aspirando alla costruzione nel tempo di un vero Policlinico. Ciò ci darebbe la possibilità di ristrutturare e riadattare l’Annunziata, metterla in rete con il Mariano Santo (da trasformare in polo oncologico), l’Inrca (che è l’unico polo geriatrico) per fare l’ospedale della cronicità, degli accertamenti diagnostici, dell’attività ambulatoriale e dell’assistenza agli anziani. È in malafede chi dice che l’Università è a Rende e quindi Cosenza perderebbe la propria centralità. Non è vero, sarebbe sicuramente l’ubicazione ideale invece di costruirlo nell’area indicata dallo studio di fattibilità a Vaglio Lise, vicino a un fiume, in una zona asfittica”.
Centro storico
“Sono nato e cresciuto a Cosenza Vecchia, a corso Telesio. Ho anche amministrato la circoscrizione di quartiere – ricorda Francesco Pichierri – quando ancora esistevano. Durante la mia passata attività amministrativa ho realizzato iniziative che hanno dato i loro frutti con la ristrutturazione dei magazzini per gli artigiani, delle abitazioni con tasso agevolato, del primo lotto del parco fluviale. Azioni che in quel periodo avevano rivitalizzato il centro storico. Dalle esperienze di città come Taranto o Matera abbiamo appreso che si salva la città antica solo se si fa una legge speciale. Serve un comitato permanente dei parlamentari cosentini, dei consiglieri regionali e comunali per realizzare una proposta da sottoporre al Parlamento per la ristrutturare e riqualificare. Lo sviluppo della città è avvenuto verso nord con il progressivo isolamento di Cosenza Vecchia, se non si dedicano attività serie è chiaro che si depauperà sempre più. Oggi duole vedere i vicoli sommersi dall’immondizia, con la chiusura della biblioteca civica, dell’accademia cosentina, della casa delle culture, il cinema Morelli, non c’è più la Cassa di Risparmio, è andata via anche l’Università Pegaso, è un luogo rimasto spoglio delle attività che un tempo lo popolavano. Se oggi non ci fossero il Museo Diocesano (dove è custodita la croce bizantina), le parrocchie, la Provincia e le iniziative dell’associazionismo oggi il centro storico non esisterebbe più, sarebbe solo un cumulo di macerie, pur essendo tra i più belli d’Italia”.