“Sono veramente stanco, amareggiato e deluso perché la sete di giustizia si scontra con…”. Si chiude così la lettera scritta dal collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso e inviata agli organi si stampa. Al centro della nuova missiva dell’ex rampollo dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta di Limbadi e Nicotera c’è sempre la vicenda della sua bimba e la “querelle” con il Tribunale per i Minorenni di Catanzaro. “Nel mio caso la macchina della giustizia – spiega Mancuso – si è mossa grazie alla ‘sollecitazione mediatica’ e senza considerare quella che è la sua funzione. Non scrivo ciò per acredine o per rancore ma al fine di sensibilizzare i tanti soggetti che, potrebbero trovarsi in situazioni come la mia: non dimentichiamo quello che è successo a Bibbiano…”.
Preoccupato per le sorti della figlia e poiché il Tribunale di Minorenni non emetteva, nonostante le diverse richieste (“supportate da documentazione rilevante, anche penalmente”) un provvedimento a garanzia dell’effettiva tutela della bimba, Emanuele Mancuso si era rivolto alla stampa denunciando una serie di carenze. “A distanza di pochi giorni, dalla pubblicazione delle mie esternazioni, sulle diverse testate giornalistiche, veniva emesso, quel provvedimento, oltretutto ‘censurabile’, tanto da essere stato, persino, impugnato dal pubblico ministero minorile, bramato per diversi mesi. Bene!!! Fatto ciò gli Uffici del Tribunale per i Minorenni inspiegabilmente non notificano – denuncia il collaboratore di giustizia – il decreto al Servizio Centrale di Protezione, organo che avrebbe dovuto darne esecuzione ai fini della tutela del benessere e dell’integrità della bambina. Solo a distanza di trenta giorni, dal deposito dell’atto in cancelleria, e a seguito di mia richiesta di prova dell’avvenuta notifica del provvedimento al SCP, chi di competenza si adopera a trasmettere il ‘decreto definitivo da eseguire con urgenza’. Situazione questa che ha dell’incredibile… ‘Da eseguire con urgenza’ ma solo dopo un mese? Non ho parole!!!”.
Preoccupato per le sorti della figlia e poiché il Tribunale di Minorenni non emetteva, nonostante le diverse richieste (“supportate da documentazione rilevante, anche penalmente”) un provvedimento a garanzia dell’effettiva tutela della bimba, Emanuele Mancuso si era rivolto alla stampa denunciando una serie di carenze. “A distanza di pochi giorni, dalla pubblicazione delle mie esternazioni, sulle diverse testate giornalistiche, veniva emesso, quel provvedimento, oltretutto ‘censurabile’, tanto da essere stato, persino, impugnato dal pubblico ministero minorile, bramato per diversi mesi. Bene!!! Fatto ciò gli Uffici del Tribunale per i Minorenni inspiegabilmente non notificano – denuncia il collaboratore di giustizia – il decreto al Servizio Centrale di Protezione, organo che avrebbe dovuto darne esecuzione ai fini della tutela del benessere e dell’integrità della bambina. Solo a distanza di trenta giorni, dal deposito dell’atto in cancelleria, e a seguito di mia richiesta di prova dell’avvenuta notifica del provvedimento al SCP, chi di competenza si adopera a trasmettere il ‘decreto definitivo da eseguire con urgenza’. Situazione questa che ha dell’incredibile… ‘Da eseguire con urgenza’ ma solo dopo un mese? Non ho parole!!!”.
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