Emergenza Covid, l’appello degli anestesisti: “Lockdown per i non vaccinati”

Vergallo: "Ci rimane davvero poco tempo per agire con misure più restrittive e prevenire un tragico aumento di casi e ricoveri"
positivi quarantena

L’Italia è in una fase epidemica “acuta”, caratterizzata da una elevata velocità di trasmissione del virus SarsCoV2 nella maggior parte del paese, e con la variante Omicron che rappresenta una crescente minaccia. Il ministero della Salute, in una nuova circolare, fotografa così la situazione attuale e invita le Regioni ad alzare la guardia attivando tutte le misure e rafforzando l’assistenza ospedaliera e territoriale in vista di un eventuale e consistente aumento dei casi Covid. Un’allerta confermata dagli anestesisti ospedalieri che, con questo trend di contagi, si aspettano un aumento del 70% dei ricoveri in terapia intensiva nell’arco di 2-3 settimane.

Con la nuova circolare, il ministero raccomanda la “tempestiva attivazione a livello regionale di tutte le misure organizzative atte a fronteggiare nelle prossime settimane un eventuale incremento anche sostenuto della domanda di assistenza sanitaria legata all’infezione da SarsCoV2, sia a livello territoriale che ospedaliero”. Ciò anche in considerazione degli “ulteriori impatti epidemiologici ed assistenziali potenzialmente correlati alla maggiore diffusione della variante Omicron, le cui caratteristiche in termini di trasmissibilità, gravità della malattia e sensibilità ai vaccini attualmente in uso non sono ancora chiaramente definite”.

Con la nuova circolare, il ministero raccomanda la “tempestiva attivazione a livello regionale di tutte le misure organizzative atte a fronteggiare nelle prossime settimane un eventuale incremento anche sostenuto della domanda di assistenza sanitaria legata all’infezione da SarsCoV2, sia a livello territoriale che ospedaliero”. Ciò anche in considerazione degli “ulteriori impatti epidemiologici ed assistenziali potenzialmente correlati alla maggiore diffusione della variante Omicron, le cui caratteristiche in termini di trasmissibilità, gravità della malattia e sensibilità ai vaccini attualmente in uso non sono ancora chiaramente definite”.

I numeri della pandemia

Un’allerta che si basa sui numeri dell’epidemia in Italia. Nelle ultime otto settimane sono stati registrati rapidi incrementi dell’incidenza, che ha ormai raggiunto i 241 casi per 100mila abitanti, e del tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva (al 9,6% rispetto alla soglia nazionale di allerta fissata al 10%) e nelle aree mediche (al 12,1% rispetto alla soglia di allerta fissata al 15%), mentre si mantiene stabilmente al di sopra della soglia epidemica dell’unità l’indice di trasmissibilità Rt, a quota 1,13. Il ministero rimanda quindi le Regioni alle circolari già emanate per la gestione delle precedenti ondate pandemiche e che riguardano, in particolare, misure per la rimodulazione dell’attività programmata considerata differibile, indicazioni per partorienti e neonati, riorganizzazione dei servizi ospedalieri e territoriali per la gestione dell’emergenza con il potenziamento dei posti letto e dell’assistenza sul territorio.

E se il virologo Fabrizio Pregliasco giudica verosimili i modelli che ipotizzano 50mila casi dopo le festività natalizie, non è ottimistica neanche la valutazione degli anestesisti. In base all’attuale trend dei contagi e dei ricoveri, “nelle prossime 2-3 settimane ci aspettiamo un aumento del 70% dei posti letto occupati in intensiva da malati Covid, raggiungendo così circa 1700 pazienti in intensiva”, afferma all’Ansa Alessandro Vergallo, presidente dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac).

“Assenza di medici”

Oggi, rileva, i posti in intensiva “sono 9mila, ma non tutti effettivi, e ne sono occupati circa mille”. Un quadro più veritiero, secondo Vergallo, è piuttosto quello delineato dalla Corte dei Conti lo scorso maggio. Il report indica mille posti reali in più rispetto ai circa 5100 presenti, per un totale dunque di circa 6100 posti nelle rianimazioni. A fronte di tali numeri, avverte, è comunque “irrealistico pensare di poter aumentare i posti letto ulteriormente, perché mancano i medici. Non è questa la soluzione, non si può spremere ancora il sistema”.

Anzi, “se la politica continuerà a proporre la moltiplicazione dei posti letto in intensiva e area medica come unica soluzione per fare fronte al peggioramento dell’ondata pandemica, aggirando la soglie limite previste ed incurante della carenza cronica degli organici medici e delle condizioni di lavoro dei sanitari, allora – avverte il presidente Aaroi – non escludiamo azioni di protesta dei medici anestesisti e di Pronto soccorso, fino allo sciopero”. Piuttosto, afferma, la soluzione per affrontare la prevedibile crescita dell’ondata pandemica è invece un’altra. “Adottare misure di contenimento sociale più drastiche per frenare la circolazione del virus, come il lockdown stringente per i non vaccinati”. Ora, conclude Vergallo, “ci rimane davvero poco tempo per agire con misure più restrittive e prevenire un tragico aumento di casi e ricoveri”.

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