di Nico De Luca –
I rifiuti. Dopo o contemporaneamente al coronavirus, era inevitabile che il problema si riproponesse in tutta la sua virulenza, ancora nemmeno del tutto deflagrata. Ma la fotografia della situazione ritrae una Calabria divisa in varie zone. Vediamo le province ed i capoluoghi principali.
I rifiuti. Dopo o contemporaneamente al coronavirus, era inevitabile che il problema si riproponesse in tutta la sua virulenza, ancora nemmeno del tutto deflagrata. Ma la fotografia della situazione ritrae una Calabria divisa in varie zone. Vediamo le province ed i capoluoghi principali.
REGGIO CALABRIA
Partiamo dalla Città metropolitana, dove proprio stamattina un gruppo di sindaci (neppure tanti per la verità) ha manifestato con tanto di fasce tricolori davanti alla sede del Consiglio Regionale (VEDI NOSTRO ARTICOLO TEMATICO). Il sindaco Giuseppe Falcomatà sta picchiando da giorni: “Dopo la lettera formale non avremmo voluto far seguire questa protesta. Però se nessuno risponde alle nostre legittime istanze è naturale venire qui in modo pacifico a manifestare la richiesta di notizie. Ad oggi l’unico soggetto che può decidere come sbloccare la situazione è la Regione Calabria. Vogliamo uscire dalle logiche delle lobbies private all’interno della nostra regione. Occorre gestire programmazione ed emergenza. Non è un problema di questo o quel presidente: in trent’anni nessuno c’è riuscito a risolvere la questione. Siamo da dodici giorni con i rifiuti sotto casa e la ripartenza dal lockdown senza via d’uscità sulla raccolta dell’immondizia è mortificante. Se la presidente Santelli ha notizie ce le dica. Se l’idea di spostare i rifiuti fuori regione (Puglia?) è seria si prenda in considerazione, ma l’abbiamo sentita già troppe volte negli anni. Secondo noi costa troppo ed in sindaci sono senza fondi. Abbiamo difficoltà a tenere tranquilla la gente e qualcuno (a Bagnara) è già passata a vie di fatto”. Purtroppo i sindaci presenti (oltre Reggio anche Melicuccà, Fiumara, Bagaladi, Villa San Giovanni, Roccaforte, Campo Calabro, Gioia Tauro e Cardeto) non sono riusciti ad avere alcun tipo di aggiornamento tanto meno risposte.
Nel capoluogo di regione le cose vanno decisamente meglio. La città è sostanzialmente pulita perché ogni giorno la ditta appaltatrice (SIECO) ritira la differenziata porta a porta, condominio per condominio, negozio per negozio, a parte qualche fisiologica difficoltà. “Abbiamo programmato una serie di interventi su tutto il ciclo ha dichiarato il sindaco Sergio Abramo al TG3 – ed a giugno consegneremo i lavori per l’ammodernamento dell’impianto di Alli. Puntiamo ad essere autonomi e per questo ci siamo assunti le nostre responsabilità. Non abbiamo problemi di discarica né di pagamenti, e ringrazio i sindaci del nostro ATO. Sono inoltre previsti investimenti anche per l’impianto di Lamezia. Il primo cittadino ora anche presidente della provincia era stato lungimirante: già un anno fa aveva lanciato l’allarme con tutti i prefetti prefigurando una situazione di somma emergenza come quella che ora si propone nel resto della regione.
Nel capoluogo bruzio il fermo della raccolta ammonta ad una decina di giorni. Il problema è che si blocca nel giorno dell’indifferenziata ed a volte in quello dell’organico – conferma il sindaco Mario Occhiuto, conoscitore dell’argomento avendo scritto anche linee guida. Mi sento spesso con Manna presidente del nostro ATO ma il problema è la gestione complessiva del ciclo. Il ciclo si compone in una raccolta differenziata a carico dei comuni e da un trattamento residuale in appositi impianti comprensoriali. Quando sono arrivato la situazione di Cosenza era disastrosa. Oggi la gente sa che deve farla ma poi rimane la chiusura della filiera. Impianti di trattamento, di smaltimento e discariche invece sono sempre un grosso problema, specie perché hanno spesso gli stessi proprietari che pertanto hanno un oggettivo conflitto di interesse. Fare bene la raccolta significa mandare meno cumuli al trattamento indifferenziato ed ancora meno allo smaltimento. La Giunta regionale non ha bacchetta magica ed il coronavirus ha fatto il resto. Certo l’assessore De Caprio rimane una delle ultime chances. Ma ci vuole tempo, almeno un paio d’anni se non tre. Io credo – conclude Occhiuto – non sia necessario portarli fuori Regione i rifiuti. Altro che nuovi costi, dovremmo chiedere noi i danni per le spese in più! Occorre trovare il giusto equilibrio con i privati, sono loro il perno della questione. Per intanto invito i cittadini ad osservare le regole della differenziata ed avere pazienza perché questo problema dovrà in qualche modo essere risolto”.