Un articolato momento di confronto dedicato a temi attuali che incrociano settori e competenze da mettere in rete, per prendersi cura con ancora maggiore efficacia dei minori, soprattutto in contesti economicamente e socialmente fragili e complessi. Si è svolto quest’oggi il convegno “Le emergenze sanitarie e sociali per i minori nel terzo millennio. L’attività dell’Unicef in Calabria, il ruolo del terzo settore, delle Istituzioni, del mondo imprenditoriale e sportivo. Come e perché fare rete”, organizzato dal Comitato regionale Unicef, di concerto con il Comitato Nazionale, nella sede del Circolo Cittadino a Largo Zinzi, a Catanzaro. Hanno aderito all’iniziativa il presidente nazionale del Comitato Carmela Pace, la consigliera nazionale Unicef Patrizia Surace, l’Ambasciatore Unicef Michele Affidato, il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria Antonio Marziale e il vicesindaco della Città di Catanzaro Giusy Iemma.
“Abbiamo voluto accendere i riflettori su queste problematiche che oggi investono i nostri ragazzi, dal disagio giovanile al benessere psicologico, fino a toccare la fame nel mondo e la guerra – afferma Raiola -. Molto spesso focalizziamo la nostra attenzione sulla guerra in Ucraina, ma sappiamo che ci sono centinaia di focolai di guerra in tutto il mondo. Per questo rivolgo un sentito ringraziamento poi a tutti i comitati provinciali dell’Unicef che ho l’onore e il privilegio di dirigere in qualità di presidente del comitato regionale”.
“Abbiamo voluto accendere i riflettori su queste problematiche che oggi investono i nostri ragazzi, dal disagio giovanile al benessere psicologico, fino a toccare la fame nel mondo e la guerra – afferma Raiola -. Molto spesso focalizziamo la nostra attenzione sulla guerra in Ucraina, ma sappiamo che ci sono centinaia di focolai di guerra in tutto il mondo. Per questo rivolgo un sentito ringraziamento poi a tutti i comitati provinciali dell’Unicef che ho l’onore e il privilegio di dirigere in qualità di presidente del comitato regionale”.
“Abbiamo affrontato le conseguenze del periodo pandemico sui nostri ragazzi. Il dramma che poi affrontiamo quotidianamente è che questi bimbi arrivano in ospedale come pazienti acuti, quindi non sono dei reparti di neuropsichiatria infantile. Quello che bisogna ricordare è che nella nostra regione manca un reparto di neuropsichiatria infantile, quindi molto spesso questi ragazzi che avrebbero dovuto bisogno di un intervento psichiatrico vengono indirizzati poi al domicilio o ricoverati nei reparti di psichiatria degli adulti”.