“La famigerata ventennale gestione della casa comunale di Catanzaro targata Sergio Abramo lascia un “ricordo indelebile” ad alcuni e un’eredità scomoda al futuro sindaco, fortunato lui che non potrà candidarsi più alla carica di Sindaco di questa città. Indelebile perché? A causa della sua sciagurata amministrazione un’alta impresa chiuderà i battenti per crediti dovuti, una annosa vicenda targata anni 2007 – 2008 – 2009 per un importo a suo tempo di 345mila euro, ad oggi più del doppio”. Lo scrive in una nota stampa Francesco Carlone, Amministratore Idc Srl. “I crediti – si legge nel comunicato – sono derivanti dalle attività svolte presso l’impianto di depurazione di Catanzaro Lido da una impresa partenopea rappresentata dal signor Francesco Carlone (Tecnico Amministratore della Idc S.r.l.), alla quale con documentazione certificata non sono stati, ad oggi, evasi i pagamenti”.
“Attività svolte – si legge ancora – per lavori straordinari e fasi sperimentali sul trattamento dei fanghi biologici (abbattimento cattivi odori) sul depuratore (acque reflue) comunale dietro emissione/accettazione da parte del Rup (Antonio Morelli) incaricato a suo tempo di:
“Attività svolte – si legge ancora – per lavori straordinari e fasi sperimentali sul trattamento dei fanghi biologici (abbattimento cattivi odori) sul depuratore (acque reflue) comunale dietro emissione/accettazione da parte del Rup (Antonio Morelli) incaricato a suo tempo di:
“Anche se rispettata la prassi in ogni sua forma – conclude la nota –, la vicenda giace oggi ancora nei meandri della burocrazia, senza prodigarsi nel trovare una soluzione bonaria, che volente o nolente si ripercuoterà nei costi delle casse comunali e nella chiusura di una Impresa che nel suo settore (Depurazione) ha dato vanto della Bandiera Blu alla Città di Catanzaro (2006).
Programmi e proclami elettivi fanno parte del gioco della campagna elettorale, ma realtà delle situazioni in essere vanno tenute in considerazione, siano esse strutturali che economiche e fatte presenti alla cittadinanza, per poi non sentirsi dire “Abbiamo ereditato””.