di Danilo Colacino – Da crisalide a bozzolo a farfalla.
Questa la ‘traiettoria narrativa’ di Concetta, alias Marisa, protagonista dell’avvincente romanzo “Eroine” del giornalista e scrittore Vinicio Leonetti.
Questa la ‘traiettoria narrativa’ di Concetta, alias Marisa, protagonista dell’avvincente romanzo “Eroine” del giornalista e scrittore Vinicio Leonetti.
Penna raffinata che per anni ha raccontato ai lettori di Gazzetta del Sud soprattutto, ma non solo, la politica, la cronaca e più in generale la realtà di Lamezia Terme e del suo hinterland da responsabile dell’ufficio di corrispondenza della città della Piana della stessa GdS.
Ecco perché ha saputo tratteggiare così bene la figura di una donna che potrebbe appartenere al mondo reale e quindi non a quello letterario.
E non a caso lo sottolinea Sergio Rizzo, arcinoto per essere peraltro il coautore insieme al collega Gian Antonio Stella de “La Casta”, che in una recensione del romanzo su Repubblica parla di fantasia stimolata e favorita da una verità storica spesso più amara e ai limiti dell’incredibile del parto di una mente, seppur acuta, come quella di Leonetti.
Eroine infatti attinge a piene mani dalle vicende siciliane, ma potremmo pure dire calabresi e campane, in cui a essere al centro sono figlie di una terra infidelium come il Sud capace di regalarti tanto ma anche di toglierti tutto.
Si tratta di persone coraggiose, purtroppo marginalizzare e vittimizzate da contesti familiari e sociali che non lasciano scampo salvo non insorga un moto interiore di ribellione.
Una forza tale da far addirittura rompere con i congiunti, se non almeno con l’ambiente in cui si è immersi da sempre.
È il caso, come premesso, di Concetta costretta ad assumere l’identità di Marisa per compiere una metamorfosi da pusher a testimone di giustizia a servitore dello Stato.
Passaggi nettissimi, un’autentica rivoluzione copernicana con tutto quanto ne consegue, da spacciatrice di droga – attesa da un quasi certo futuro di detenzione o, peggio, di morte violenta – a membro delle forze dell’ordine in un Corpo scelto e altamente specializzato della Polizia: le cosiddette “Teste di Cuoio”.
Un’esistenza comunque non esente da notevoli rischi e grandissime rinunce.
Motivo per cui, pur se ci riferiamo a un contesto diverso dell’ambientazione romanzesca leonettiana, ricorrendo oggi il 28. anniversario dell’eccidio di Capaci in cui furono trucidati il giudice Giovanni Falcone, la moglie magistrato Francesca Morvillo, e tre agenti dell’assai più numerosa scorta, vogliamo ricordare una vera eroina come la povera Rita Adria.