Abuso d’ufficio e falso ideologico. Sono le due ipotesi accusatorie contestate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro all’avvocato Vincenzo Ioppoli, uno dei penalisti più stimati e apprezzati del Foro di Catanzaro. C’è anche il suo nome tra i ventinove indagati coinvolti nell’inchiesta antimafia condotta sul campo dalla Polizia di Crotone e confluita nel decreto di fermo firmato dai sostituti procuratori Domenico Guarascio, Paolo Sirleo e Pasquale Mandolfino. E’ opportuno precisare in premessa che nessun reato legato alla ‘ndrangheta gli viene contestato dalla Procura guidata da Nicola Gratteri. A metterlo nei guai una raccomandazione o presunta tale. Ioppoli è infatti indagato per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico in concorso con il collega crotonese Ottavio Tesoriere e con Maria Alosa.
Il concorso per avvocato a Catanzaro e le accuse della Dda
I fatti, riassunti dalla Dda di Catanzaro in due capi d’imputazione presenti nel decreto di fermo, risalgono all’ottobre del 2021. L’Italia è ancora nella morsa del Covid e a Catanzaro si svolgono le prove d’esame per l’abilitazione alla professione forense. Tra gli aspiranti avvocati c’è anche Maria Alosa. Il presidente della IX sotto-commissione presso la Corte d’appello di Catanzaro designata a giudicare i partecipanti è l’avvocato Ioppoli. Secondo l’accusa, Tesoriere avrebbe segnalato e raccomandato Alosa in occasione della seconda prova orale. Si legge testualmente nel primo capo di imputazione: “Vincenzo Ioppoli, su indicazione di Ottavio Tesoriere, che lo avvicinava per chiedere il suo intervento per assicurare il superamento della seconda prova orale dell’esame di abilitazione di Maria Alosa, dopo aver acconsentito alla richiesta, si faceva consegnare un appunto, ove Alosa e Tesoriere avevano indicato gli argomenti sui quali si sarebbe incentrata la seduta della seconda prova orale della candidata, quindi, in sede di esame, poneva le domande su buona parte degli argomenti indicatigli”. Per la Dda di Catanzaro tale condotta avrebbe “intenzionalmente procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale a Maria Alosa, consistente nell’arricchimento della sua sfera giuridica soggettiva, segnatamente l’abilitazione all’esercizio della professione forense, quale condizione necessaria per operare nel campo legale”. Ioppoli è indagato in qualità di pubblico ufficiale avendo ricoperto in quell’occasione l’incarico di presidente della sotto-commissione mentre l’avvocato Tesoriere è ritenuto “l’intermediario e il determinatore della condotta del pubblico ufficiale” e Maria Alosa la beneficiaria dell’abuso d’ufficio.
Il verbale della commissione
Abuso d’ufficio ma anche falso perché – sempre secondo l’ipotesi accusatoria – l’avvocato Ioppoli (sempre in concorso con Tesoriere e Alosa) avrebbe indotto “in errore gli altri commissari facendo ritenere che le domande erano frutto di una propria scelta”. Così facendo avrebbe condizionato l’andamento dell’esame formulando domande vertenti sulla quasi totalità degli argomenti e degli istituti prescelti dal candidato. Al termine della prova sarebbe stato redatto anche un verbale che per la Dda di Catanzaro attesterebbe il falso: “La commissione interrogava ‘il candidato nelle seguenti materie preventivamente scelte’, quando in realtà la scelta era frutto di una specifica indicazione della Alosa e non di una scelta della commissione”, sottolineano gli inquirenti ipotizzando così il falso in atto pubblico. Accuse che l’avvocato Francesco Verri, legale difensore di Ioppoli, respinge al mittente annunciando che il suo assistito “nel merito si difenderà chiarendo la sua posizione con i magistrati che si occupano del procedimento”.
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