Assolti perché il fatto non sussiste. Si è così pronunciata la Corte d’Appello di Catanzaro presieduta da Loredana De Franco con a latere i giudici Giovanni Mastroianni e Ippolita Luzzo. Una sentenza che ribalta il verdetto di condanna in primo grado nei confronti del 75enne di Vena Superiore Nicolino Franzè, del figlio 33enne Francensco Franzè e del genero Domenico Carrà di 42 anni.
La presunta tentata estorsione
La presunta tentata estorsione
I tre, difesi dall’avvocato Giuseppe Di Renzo (Nicolino Franzè codifeso dal’avvocato Giuseppe Grande), erano accusati in concorso di tentata estorsione ai danni di una concessionaria di auto di Vibo Valentia. Al titolare della rivendita di automobili sarebbero stati chiesti 50mila euro più 2mila euro al mese per garantirsi “protezione”, al rifiuto pare fosse collegato l’incendio dell’esercizio. A seguito dei processi scaturiti dalle inchieste Prometeo e Una Tantum avevano incassato pene pari a 5 anni e 9 mesi di reclusione per Nicolino Franzè e 5 anni e 6 mesi per il figlio e il genero.